Hikikomori, quei giovani che si isolano: i segnali per scoprire il disagio. La proposta: «Più psicologi per i ragazzi»

Fenomeno in crescita anche in Italia

Hikikomori, quei giovani che si isolano: ecco i segnali per scoprire il disagio
di Graziella Melina
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Sabato 1 Luglio 2023, 21:54 - Ultimo aggiornamento: 3 Luglio, 14:25

Riuscire a capire se un ragazzo ha un disagio emotivo non è affatto semplice. Eppure, dietro l’isolamento, i lunghi silenzi, l’apatia e persino l’aggressività spesso si nascondono problemi che, se non individuati in tempo, rischiano di diventare ingestibili, oltre che pericolosi. È il caso dei cosiddetti hikikomori: giovani che si isolano da tutto, rifiutano la vita sociale, abbandonano la scuola e finiscono con il rinchiudersi in una stanza, sempre davanti al computer. 

Dati ufficiali a livello nazionale ancora non ce ne sono, eppure i casi sono in aumento, come confermano medici e psicologi, tanto che ora la questione sarà affrontata anche in Parlamento. «Riteniamo che sia necessario prendere coscienza a livello istituzionale di un fenomeno che sia dal mondo dell’associazionismo che da quello dei genitori sembra essere sempre più in espansione», spiega Augusta Montaruli, deputata di Fratelli d’Italia, prima firmataria di una mozione depositata alla Camera dei deputati, in cui si chiede in sostanza di prendere provvedimenti concreti. 

I DATI
La portata dei disturbi mentali che portano i ragazzi ad autoisolarsi è stata tracciata, seppure solo su un campione di circa 12.397 ragazzi dai 15 ai 19 anni, dal Centro nazionale delle ricerche, su impulso del gruppo Abele e in collaborazione con l’università di strada: il 18,7% dei giovani ha ammesso di isolarsi in modo volontario.

Una conferma dell’aumento dei disturbi mentali emerge poi da uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità: il fenomeno degli hikikomori riguarda circa 65mila studenti tra gli 11 e i 17 anni. Porre il tema all’attenzione dei parlamentari significa in sostanza che il problema esiste e bisogna affrontarlo con le giuste misure. «Innanzitutto, è necessario prenderne coscienza facendo una stima ufficiale del fenomeno in modo periodico - rimarca Montaruli - Chiediamo che si faccia prevenzione. E che ci si attrezzi per arginarlo, dando strumenti alle famiglie così che siano in grado di sostenere la situazione di disagio del figlio, fornendo un supporto psicologico per riconoscere le prime avvisaglie».

FIGURA DI RIFERIMENTO
A questo punto diventa fondamentale l’aiuto di una figura esperta, che possa seguire il giovane ed evitare che la situazione degeneri. «È necessaria la presenza di uno psicologo all’interno delle aule scolastiche e dell’università. Chiediamo che quella figura intorno alla quale per troppi anni c’è stata una sorta di tabù – ammette Montaruli – sia invece sempre più fortemente presente e che sia formata per sapere gestire i disturbi sociali che stanno emergendo». Inutile dire che per attuare un piano di questa portata, in tutte le scuole e le università, servono risorse. «La figura dello psicologo nelle istituzioni scolastiche è già prevista, in alcune scuole questo strumento c’è già, ma va potenziato – assicura la deputata di Fdi – Il governo deve mettere le risorse necessarie. Rispetto alle università esiste una legge che consente di aprire sportelli di supporto psicologico. Il ministro Bernini sta cercando di potenziarne la presenza, non solo incentivando le università a fornire questi servizi, ma anche a creare una figura che sia parallela a quella dello psicologo, che sia cioè anche di supporto nello studio, per evitare che il disagio che si può sentire nel percorso universitario sfoci in ulteriori problematiche molto più patologiche. Il passo successivo sarà quello di modificare le norme sul tutoraggio degli studenti». 

NON SOLO SCUOLA
Il supporto psicologico, in sostanza, dovrà essere presente in tutti i luoghi della socialità, quindi oltre che nelle scuole, anche al lavoro e negli spazi dedicati alla terza età. Intanto, sull’urgenza di intervenire al più presto per supportare le famiglie che affrontano situazioni di disagio emotivo, i parlamentari sembrano essere d’accordo. Ma se ne riparlerà dopo la pausa estiva. «La mozione è pubblicata nell’ultimo resoconto della Camera – precisa Montaruli - Ora nella conferenza dei capigruppo va valutata la priorità per la tempistica. Credo che possa essere calendarizzata per quest’autunno. La sensibilità dei parlamentari su questo tema è trasversale». 

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