E adesso c'è pure una banca. Alla tavola imbandita del welfare aziendale dopo compagnie di assicurazione, broker, consulenti aziendali, piattaformisti, erogatori di voucher/ticket, aziende produttrici di gestionali per il personale, è arrivata una banca.
Ubi Banca (il 22 marzo la conferenza stampa a Milano) è la prima ad affacciarsi a quello che sta diventando una moda, ma che è già un mercato in vorticoso sviluppo. Le aziende, dopo i pionieri del welfare aziendale unilaterale, cioè senza contrattazione, stanno cogliendo una duplice opportunità: la prima, più evidente, riguarda il sensibile vantaggio fiscale. Fare welfare per i propri dipendenti conviene dopo le leggi di stabilità e bilancio del 2016 e 2017.
La seconda occasione di più lungo periodo attiene alla "gestione delle risorse umane". Se i lavoratori sono il primo stakeholder dell'impresa, occorre investire su di loro, sul loro benessere, sulla loro partecipazione. Oggi direbbero engagement! E i piani di welfare aziendale (
previdenza complementare, sanità integrativa, benefit flessibili seconda delle richieste) sono diventati una necessità. Si è aperto un nuovo mercato. Molti contano di fare business. Non vinceranno per forza i primi, ma i migliori, cioè coloro che sapranno coniugare competenza giuslavoristica, fiscale, organizzativa e comunicazione (interna ed esterna).