Egli era naturalmente mal visto dai suoi concittadini, tanto che gli era vietato, per prudenza, recarsi nel centro della città, dall'altro lato del Tevere (donde il proverbio "Boia nun passa Ponte", a significare "ciascuno se ne stia nel suo ambiente"). Ma siccome a Roma le esecuzioni capitali pubbliche decretate dal papa-re, soprattutto quelle "esemplari" per il popolo, non avvenivano nel borgo papalino, ma sull'altra sponda del Tevere - in Piazza del Popolo o a Campo de' Fiori o nella piazza del Velabro (dove Monicelli ha ambientato l'esecuzione del brigante don Bastiano nel film Il marchese del Grillo) - in eccezione al divieto, il Bugatti doveva attraversare il Ponte Sant'Angelo per andare a prestare i suoi servigi. Questo fatto diede origine all'altro modo di dire romano: "Mastro Titta passa ponte", a significare che quel giorno era in programma l'esecuzione di una sentenza capitale.
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