Europei, oggi Spagna-Italia. Buffon: loro più forti, noi più bravi

Gigi Buffon
di Mimmo Ferretti
3 Minuti di Lettura
Domenica 10 Giugno 2012, 10:50 - Ultimo aggiornamento: 11 Giugno, 14:29
DANZICA - Gigi Buffon, il capitano dell’Italia, si presenta in conferenza stampa, all’Arena Gdansk, dopo aver fatto per benino i compiti nel ritiro azzurro. E cos, davanti ai cronisti e alle telecamere, parla come se leggesse il tema elaborato con cura a casa e, quindi, non sbaglia una sola parola, un solo concetto. E sono (quasi) tutte frasi ad effetto. Studiate, mirate e scelte (e forse talune anche copiate) su misura per l’inizio di una competizione prestigiosa come l’Europeo.



Quando, cioè, c’è la necessità di gonfiare il petto e di far battere forte il cuore ai tifosi.

Un esempio? Eccolo. «La Spagna? Una nazionale così forte non deve temere nessuno, ma io sono certo che i nostri avversari ci rispetteranno. E, poi, nel calcio ogni tanto non vincono i più forti, ma i più bravi», le parole del portiere. Un altro esempio? «Noi siamo qui in Polonia per cercare di stupire. Abbiamo tutti la convinzione di poter fare qualcosa di importante. Ma siamo pronti ad accettare qualsiasi risultato negativo, a patto che sarà stato un verdetto onesto», il suo virgolettato. Quindi, l’elogio, fin troppo rispettoso, per gli avversari. «Dire chi è il più bravo della Spagna non è possibile perché ce ne sono talmente tanti bravi che, dimenticandone qualcuno, farei un torto addirittura a me stesso».



Terminato il compitino di maniera, una serie di spiegazioni più ragionate. «Quando dico che talvolta vincono i più bravi, penso alla Grecia del 2004 o alla Danimarca del 1992 che non erano certamente le nazionali più forti eppure l’Europeo lo hanno vinto loro», racconta Buffon. «Questa Italia non è amata dalla gente? No, io credo che i tifosi sono al nostro fianco anche in un momento così particolare per il nostro calcio. La nazionale rappresenta un Paese che è in difficoltà, ma noi possiamo far sentire orgogliosa la nostra gente. Io ritengo che, se siamo uomini veri, quanto sta accadendo paradossalmente potrebbe darci qualche stimolo in più per fare bene».

Divagazioni sull’attesissimo Balotelli, poi. «A Mario non va suggerito niente calcisticamente perché è un talento puro, uno di quelli che da soli ti possono far vincere le partite. Fuori campo è un ragazzo di ventidue anni che ha il diritto di sbagliare, a patto che gli errori diventino per lui esperienza».



Buffon molto loquace, insomma. E i suoi compagni? Dopo l’allenamento di rifinitura quasi tutti sono sfilati nella mixed zone con le bocche chiuse, serrate. In silenzio anche chi solitamente si attacca a un microfono e non lo molla più. A fatica, due cosette le ha dette Giaccherini, in odore di esordio. «Io sono pronto e non ho paura di nessuno. Come del resto l’Italia, che non ha paura della Spagna. Per me stare qui è già un sogno, se poi dovessi giocare sarebbe il massimo. Il ruolo? A me non preoccupa dovermi muovere, eventualmente, sulla fascia: e se a sinistra ci fossero Chiellini e Marchisio, mi sentirei più tranquillo visto che sono miei compagni nella Juventus. Al di là di tutto, se gioco alla fine della partita chiederò la maglietta a Iniesta». Gli ha fatto eco Thiago Motta. «Quelli del Barcellona come Iniesta li conosco bene, sono fortissimi ma se l’Italia gioca da Italia possiamo vincere la partita». Già, tutto sta a capire che cosa significhi attualmente giocare da Italia. Ma, forse, è meglio non capirlo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA