Roma, chef aggredita e soffocata dal rapinatore al Pigneto: «Sono svenuta in strada»

Il racconto choc di una giovane cuoca aggredita venerdì notte. «Sono caduta e mi sono risvegliata tra le auto: aveva preso il mio cellulare»

Roma, chef aggredita e soffocata dal rapinatore al Pigneto: «Sono svenuta in strada»
di Laura Bogliolo
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Martedì 20 Febbraio 2024, 06:21 - Ultimo aggiornamento: 18:48

«Ho sentito soltanto due passi, poi mi ha subito assalita alle spalle e presa per il collo: ho provato a divincolarmi, ma era troppo forte. Mi ha stretto la gola fino a farmi svenire: mi ha trascinata mentre avevo perso i sensi e abbandonata tra le auto parcheggiate». Sul collo ha ancora graffi, nell'animo una ferita che con grande difficoltà si rimarginerà. Perché Maria (nome di fantasia) è ancora sotto choc dopo l'aggressione subita nella notte tra venerdì e sabato. «Non riesco a dormire, sono chef e torno a casa tardi per motivi di lavoro. Ora ho paura» racconta al Messaggero.

 

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Il suo fiato

«Venerdì scorso sono uscita con un'amica, l'ho riaccompagnata a casa sua a piedi per evitare che le capitasse qualcosa, noi donne dopotutto non ci sentiamo al sicuro al Pigneto». Maria, 27 anni, saluta l'amica, è quasi arrivata a casa. In via Muzio Attendolo, poi, l'orrore. «Erano le 2,40 circa, mancavano pochi metri al portone, è successo tutto velocemente, ho provato a difendermi, ma non ce l'ho fatta». L'aggressore l'afferra da dietro, quasi la solleva. «Ho sentito il suo fiato, era alto, ho tentato di liberarmi dalla morsa, ma sono svenuta». Maria era sul marciapiede. «Invece mi sono risvegliata a terra tra le auto parcheggiate: è chiaro che mi ha trascinata. Mi sono alzata, ho controllato che non avessi ferite, ho messo le mani nelle tasche e ho capito che mi aveva preso il cellulare e il tabacco. Il portafoglio no: lo avevo nascosto in una tasca interna». La giovane corre nell'appartamento che condivide con altre due ragazze. «Abbiamo visto che era sconvolta - racconta una delle coinquiline - aveva il collo arrossato: abbiamo chiamato subito la polizia e un'ambulanza». «Gli agenti - aggiunge l'amica - ci hanno fatto capire che quell'uomo aveva già colpito altre volte». Maria descrive l'aggressore. «Non l'ho visto in faccia ovviamente, ma ho capito che era alto e magro e ho visto il suo braccio con quel giubbino verde». La chef è stata medicata sul posto dai soccorritori del 118, non è voluta andare in ospedale. «Mi hanno dato cinque giorni di prognosi per un colpo di frusta al collo». Anche ieri Maria era in casa, non è ancora tornata al lavoro. «Fortunatamente ho qualche giorno per riprendermi, le ore successive all'aggressione sono state tremende, non sono riuscita a dormire. Ora va un po' meglio, ma continuo ad avere paura».

 

La paura e la reazione

Una delle sue coinquiline su Facebook ha pubblicato un post per «avvertire che nel quartiere gira un malvivente che ha aggredito la mia amica». «L'ho fatto per lanciare l'allarme - spiega - e tantissime ragazze mi hanno scritto per condividere con me la loro storia: anche loro sono state rapinate al Pigneto di notte, alcune minacciate con un coltello alla gola, non mi aspettavo che ci fossero così tanti altri casi di violenze». E allora, insieme a Maria, hanno lanciato un appello nel quartiere: «Abbiamo paura, vogliamo imparare a difenderci, vorremmo frequentare corsi di autodifesa, magari insieme a tante altre donne del quartiere che hanno subito aggressioni». Maria, il giorno dopo la violenza, ha presentato denuncia presso il commissariato di polizia di Porta Maggiore. «È stata un'esperienza orribile, ho rischiato di morire e chissà cos'altro avrebbe potuto farmi». Poi la volontà di reagire. «Non voglio continuare ad avere paura, sono costretta a tornare a casa tardi dopo il lavoro: spero davvero di poter seguire un corso di autodifesa insieme alle mie amiche e a tante altre donne». Intanto un'idea che, in poche ore, ha già riscosso successo. «Abbiamo creato un gruppo Whatsapp per tenerci compagnia quando torniamo da sole a casa, si chiama "Al sicuro", hanno aderito già una trentina di donne di ogni età del quartiere: possiamo organizzare il ritorno insieme, mandare la posizione live, oppure se si passa in una strada isolata avvertire chi abita lì e chiederle di affacciarsi». Insomma, le donne del Pigneto hanno paura sì, ma non si arrendono.
 

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