Sabbia, pongo e fango per riparare le buche

di Mario Ajello
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Domenica 14 Febbraio 2016, 00:04
Riempiono le buche nelle strade
con la sabbia, poi quando
ci passi sopra sembra che hai fatto
il rally della povertà

@_Barbed_Wire

Ebbene, sì: le buche romane ci avevano illuso di poter sparire. Ma eravamo stati ingenui a crederlo. Restano parte di noi, e un po’ di sabbia o di asfalto fangoso o di pongo o di didò o di altro materiale inutile non basta a produrre l’eclissi. E dunque, ora che siamo certi che le buche rappresentino una costante del paesaggio urbano e anche di quello interiore (la paura di finirci dentro, l’ansia di trovare i soldi per aggiustare forcelle e sospensioni di moto e auto), l’atteggiamento dei romani nei confronti di queste presenze familiari sta cambiando. Niente più lotta dura, a base di ingiurie e di maledizioni, ma tentativi disperati di civile convivenza con il nemico.

Alla Bufalotta, in via Guglielmo Petroni, un gruppo di cittadini ha festeggiato con spumante e palloncini il compleanno di una voragine a suo tempo spalancatasi a due passi dalla scuola dei bambini. Altrove, le buche incolmabili sono diventate piccole aiuole, micro-giardinetti in cui far crescere fiorellini. O all’opposto, perfino ai Parioli, dove via della Moschea è ridotta a mulattiera, la buca finge da sostitutivo del cestino della spazzatura. E si potrebbe proporre anche per loro la raccolta differenziata: le carta nella buca più spaziosa di via di Pietralata e i resti alimentari nelle foibe della Casilina? Intanto gli street artist si stanno mobilitando. Ce n'è uno che disegna organi genitali maschili intorno alle voragini che incontra sul suo accidentato cammino. Ma nessuno - e l’irrefrenabile eternità delle buche è la riprova - si scandalizza più di niente.
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