Quelle notti romane da prendere a morsi

di Marco Pasqua
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Lunedì 3 Ottobre 2016, 00:42 - Ultimo aggiornamento: 12:19
La notte una giostra 
a luci spente 
in cui si svelano 
segreti a se stessi 
@urladalbalcone


Ammicca a tutti, la notte. Quella romana, poi, è una sirena di odisseica memoria che però non divora i marinai che si son fatti incantare dalla sua musica, ma è piuttosto un’amica un po’ ruffiana che protegge i naviganti del buio e i loro segreti. E’ quando la città chiude gli occhi e le strade libere dal traffico ricordano i tour incantati di Audrey Hepburn in “Vacanze romane” e il Centro si trasforma di nuovo in una cartolina libera da abusivi e bancarelle, c’è chi quegli spicchi di bellezza (ed è sempre grande, nonostante tutto e tutti, prima e dopo Sorrentino) li divora apprezzandone l’unicità. La notte corteggia i giovani che vogliono perdersi e i meno giovani che invece hanno bisogno di ritrovare dei pezzi persi. Spegne le luci, abbassa i volumi, perché ogni emozione possa entrarti dentro, come un’endovena dagli effetti anestetici.

E mentre culla i tuoi sogni, ti lascia accarezzare persino chi ti ha abbandonato e ferito, dolce pasticca fa svanire la gabbia della ragione, esaltando solo i nostri sensi. Le storie d’amore più belle nascono in queste ore, quando i baci hanno il sapore di un dono che affidiamo all’unica persona che avremo piacere di avere accanto a noi al sorgere del sole. La notte è uno sciroppo che trascina via con sé le ruvide angosce del giorno, diga contro gli squallidi calcoli della ragione. Onesta e leale, è sempre al suo posto, e tu sai dove e quando trovarla. La notte, amica fedele e custode di segreti che svaniscono alla luce del sole, protegge i vampiri che addentano mozzichi di vita, come se fossero gli ultimi preziosi attimi di cui godere.

marco.pasqua@ilmessaggero.it
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