Se le regole valgono anche per i ciclisti

di Mario Ajello
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Domenica 20 Novembre 2016, 00:09 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 15:18
“La bellezza selvaggia di tornare a casa in bici di notte”
@Martarose


Bisogna sempre stare dalla parte dei più deboli, e in questo caso dei più lenti. Però bicicletta selvaggia è un fattore del paesaggio urbano sempre più intollerabile. Facile, e giustissimo, prendersela con la maleducazione e la violenza spesso esercitata dagli automobilisti ai danni dei propri simili, dei pedoni e dei ciclisti. Però, capitano giornate in cui nel sottopassaggio di Castel Sant’Angelo un ciclista a luci spente o senza luci pedala al centro della carreggiata e sta più volte per essere investito e per provocare incidenti. Ma continua a pedalare incurante di tutto, ogni tanto maledicendo le auto che passano e si limitano a suonare il clacson per farlo spostare e per evitare il peggio. All’inizio di Viale Parioli, nella stessa giornata, un paio di ciclisti procedono sulla corsia opposta a quella in cui dovrebbero stare e una signora in macchina quasi li travolge.

Poco più in giù, su Via della Moschea, strada a scorrimento veloce, altri due tizi su due ruote cincischiano in mezzo alla strada. Mettendo a repentaglio se stessi e chi non sa come aggirarli. E pensare che su quella via scorre anche una pista ciclabile. Vabbè, è tenuta malissimo tra sterpi, pezzi di vetro, incroci pericolosissimi che le auto non rispettano. Si può capire che le bici preferiscano snobbarla, anche se la sindaca ciclista almeno sulle piste per le bici potrebbe intervenire. E comunque il problema è questo: si può criticare la deregulation che i ciclisti applicano a se stessi e impongono agli altri, oppure è politicamente scorretto?

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