Lotta vana agli irriducibili della doppia fila

di Raffaella Troili
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Mercoledì 9 Marzo 2016, 00:31
Magari ve chiudono
in doppia fila. Tiè


@ondaquadra

Sto in doppia fila e me ne vanto. Non c’è niente da fare, non c’è tweet minatorio alla polizia locale, non c’è multa in agguato: la macchina buttata lì, di traverso o di lato, è un classico romano, un’eterna sfida, che merita oramai d’esser studiato. Tutti prima o poi ci cascano, tutti si sentono autorizzati a violare il codice della strada, le motivazioni sono la fretta, i posteggi che non si trovano, il minuto che serve per il bancomat, il tanto non do fastidio a nessuno nella strada privata. Se la doppia fila resiste, una novità è il modo sempre più arrogante con cui si presenta chi dovrebbe correre a spostare la macchina con la coda tra le gambe. Aivoglia a suonare il clacson, quando finalmente qualcuno appare all’orizzonte, di scuse non si sente neanche un sibilo, anzi se va bene ci scappa solo uno «stai calma» se va male si sfiora la lite. Il colpevole ti guarda con aria di sfida, sposta la macchina pure scocciato, a volte ti manda a quel paese mentre lo fa, altre abbassa il finestrino e te ne dice quattro con l’auto in movimento. Se provi a parlare di «inciviltà» ti scoppia a ridere in faccia, se minacci: stavo per chiamare i vigili risponde strafottente: «Tanto prima che arrivavano fin qui...». E se proprio è giornata no, qualcuno ti assale perché hai pigiato troppo sul clacson quasi a prendere più le parti del doppiafilista. E certo mezz’ora bloccata, che sarà mai? Per questo a Roma gli appuntamenti sono vaghi, se rispetti le regole passi per “precisino”. E anche se i vigili arrivano sul serio, il tipo arrogante ha la faccia tosta di chiedere: «Ma che davvero mi fa la multa?».
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