Neruda, Guttuso, Visconti e un’altra Roma

di Mario Ajello
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Sabato 17 Ottobre 2015, 22:21 - Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 01:06
«Suggerisco una svolta in Rai con un intellettuale come Duccio Trombadori». @bograni



Lasciamo perdere la Rai, che forse non merita di avere un personaggio del calibro di Duccio. Il quale, più proficuamente, è impegnato a cercare delle belle foto nell’archivio di suo padre Antonello - che fu dirigente del Pci e uomo di punta quando il Pci era togliattianamente definibile come «intellettuale collettivo» - e questo scavo spettacolare è condensato in un libro. Titolo: «Album di famiglia» (Manfredi edizioni). Inutile, perché impietoso, fare un paragone tra la Roma di oggi e quella dei grandi personaggi degli anni ’50 immortalati da Trombadori padre con la sua Contax.



Per non dire di Pablo Neruda, che fu ospite a casa dei Trombadori, o di Guttuso, Morandi, Ungaretti, Maccari, Visconti, Moravia, Elsa Morante, Carlo Levi; e per non dire di Togliatti (eccolo fotografato con la testa fasciata dopo un incidente stradale e immortalato in tanti altri clic bellissimi), di Amendola, di Pajetta, di Alicata, di Ingrao e di tanti leader e uomini di cultura e artisti che hanno fatto il «partito nuovo» di Togliatti; basta soffermarsi su Pablo Picasso. Nell’ottobre del ’49 arrivò a Roma e Visconti nella sua villa sulla Salaria fece una festa in suo onore.



Partecipò l’intero milieu intellettuale e quell’impasto tra politica e cultura, rintracciabile in ogni scatto di Trombadori, ha avuto il merito di produrre progresso. Allora pesava il tallone dell’ideologia e dello stalinismo e, nonostante ciò, i giganti seppero essere tali. Queste foto - Neruda nello studio di Guttuso, Ungaretti e Morandi al ristorante, Picasso a Trastevere - narrano dunque un’irripetibile grandezza.



mario.ajello@ilmessaggero.it