Trastevere, il chiosco rimasto uguale a 110 anni fa e la storia (recente) della grattachecca

Una tradizione romana conosciuta ovunque, ma che prima della Guerra non esisteva

Trastevere, il chiosco rimasto uguale a 110 anni fa e la storia (recente) della grattachecca
di Pietro Piovani
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Lunedì 14 Agosto 2023, 00:20
Il chiosco tra Ponte Garibaldi e viale Trastevere  - uno dei tanti grattacheccari del lungotevere - compie 110 anni, ed è un raro esempio di esercizio commerciale rimasto uguale a come era prima della Guerra. Stesso chiosco, stessi gestori: la famiglia Crescenzi, che ha trasmesso l’attività di padre in figlio, e da un secolo non sa cosa vogliano dire le vacanze al mare: «Noi d’estate lavoriamo sette giorni a settimana, dalla mattina alla notte, le vacanze le facciamo d’inverno, alle terme» dice Massimo Crescenzi. Ma tramandare una tradizione non significa restare fermi, bisogna sapersi aggiornare. Infatti nel chiosco di Trastevere qualcosa è cambiata. Innanzitutto il chiosco: quello attuale è una copia del gabbiotto originale, rifatto identico all’originale. Ma la vera differenza rispetto al 1913 è proprio la grattachecca, che in realtà a Roma nel primo Novecento praticamente non esisteva, la sua diffusione commerciale risale forse agli anni Cinquanta. Prima, quando non c’erano i frigoriferi, c’era ben poca checca da grattare, il ghiaccio veniva dalle montagne, era un lusso per pochi. «Mio nonno quando aprì vendeva altre cose: fusaie, olive e gelati» spiega Crescenzi. La grattachecca dunque è arrivata dopo, e con il tempo si è evoluta: «Un tempo noi avevamo solo cinque gusti, adesso ne abbiamo ventitré. Eppure c’è sempre il cliente che ti chiede un altro gusto, quello che non abbiamo». È cambiata pure la tecnologia: una volta il ghiaccio si grattava manualmente, con una pialletta, uno strumento quasi da falegname; adesso invece si usa una macchina elettrica, soprattutto per un motivo di igiene: «Per grattare a mano ci vuole un blocco di ghiaccio un po' sciolto, quindi da tenere all'aperto. Sul ghiaccio così si poserebbero tutti i pollini e le polveri del lungotevere». Tante cose sono cambiate negli anni, ma c'è un cambiamento a cui il grattacheccaro di Trastevere non ha voluto cedere: «I clienti ci chiedono l'alcol, ci chiedono lo spritzino, ma noi non lo venderemo mai. Quel tipo di clientela non la vogliamo. Qui devono venire le famiglie, con il bambino in carrozzina».
 
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