Flavio, le promesse del mondo. E di Roma

di Mario Ajello
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Domenica 15 Ottobre 2017, 00:54
“Flavio Giuratone
tornato”.

@GiorgioValletta

Di nuovo lui, il cantautore e musicista romano più appartato e più profondo che ci sia. Il suo nuovo disco s’intitola “Le promesse del mondo” e sono quelle che muovono - come canta Flavio Giurato in una di queste canzoni bellissime - “gli alieni del centro accoglienza di Tor Sapienza”. In un altro pezzo ci sono strofe così: “Il natante è avvistato / il natante è incrociato / il natante è abbordato”. Ci sono le vite delle persone in movimento e c’è Roma come approdo, Roma come sogno, Roma come incubo (“E sono tra i vetri andati in frantumi / a Roma c’è chi vuole la morte mi si fumi”), Roma immaginata e Roma per quella che è: uno spazio che Giurato rende musicale, poetico e meticcio. Canta in romanesco, in napoletano, in inglese, in spagnolo. E c’è la Roma della Resistenza in un capolavoro dedicato a Ugo Forno e a “Ponte Salario”: “Resistenza a Roma / per l’ultimo giorno / è per questo ponte / che è morto Ugo Forno”. Lui “coi calzoni corti / e già capo militare / tutti quanti al fiume / c’è il ponte da salvare”. E ancora: “L’esercito straniero / e la città occupata / prima era via Tasso / adesso è ritirata”. C’è la storia, il presente, il futuro, la mescolanza di ritmi e di tempi in queste “Promesse del mondo” che hanno qui il loro crocevia. E “c’è Papa Francesco / in mezzo al cammino / c’è Papa Francesco a San Bellarmino”. Che è la chiesa tradizionalista dei Parioli, e sarebbe bello un giorno vedere Bergoglio proprio qui in veste di alieno. 
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