Il dramma dei pariolini finiti nella Roma-male

di Mario Ajello
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Sabato 6 Dicembre 2014, 23:22 - Ultimo aggiornamento: 9 Dicembre, 23:55
«Ho appena scoperto che

Carminati aveva un negozio

ai Parioli. E io ci ho comprato

una polo. Perciò sto male, aiuto!»


@adiafora



Peggio dell’autore di questo tweet stanno, in questi giorni, quelli che ai Parioli ci vivono. Un tempo, infatti, quando ti chiedevano «a Roma dove abiti?», se abitavi ai Parioli rispondevi con un malcelato orgoglio: «Ai Parioli!». Insomma, poteva essere un vanto. Ora invece, dopo il caso di Carminati & Co. che si aggiunge a quello delle baby squillo di Viale Parioli e a quello del super-truffatore finanziario dei vip, «il Madoff dei Paroli», hai due possibilità. O dici che vivi al Trullo da sei generazioni («Non mi sono mai mosso da lì, ed è un posto così dolce e poetico») oppure, incavando la testa dentro le spalle e cercando invano di nascondere la vergogna, provi a sussurrare una richiesta di scusa: «Sono dei Parioli, ma dei Parioli bene».



Per chi è di questo quartiere insomma, il quartiere del ristorante prediletto della banda fascio-comunista di Carminati, il quartiere in cui la Smart grigio chiara del titolare di Mafia Capitale l’hanno vista circolare in tanti quotidianamente in queste vie, il quartiere in cui il figlio del presunto malfattore è conosciuto da molte parioline («E’ pure un bonazzo!», ti assicurano), è finito il tempo del gioco.



Quello in cui, per scherzare e per prendere auto-ironicamente le distanze da certo eventuale e un po’ irreale perbenismo e rispettabilità del luogo e dei suoi abitanti, ci si poteva presentare così: «Io sono dei Parioli male!».



mario.ajello@ilmessaggero.it