Roma, nuove regole per dehors e tavoli all'aperto: stop alle pedane in Centro e arredi uguali per tutti

La Capitale sarà divisa in tre grandi zone: Suburbio, Città storica e sito Unesco

Roma, nuove regole per dehors e tavoli all'aperto: stop alle pedane in Centro e arredi uguali per tutti
di Camilla Mozzetti
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Giovedì 16 Novembre 2023, 07:24 - Ultimo aggiornamento: 17 Novembre, 09:51

La "rivoluzione" a volerla chiamare così è più che altro qualitativa. Si evince chiaramente nel corso della conferenza stampa di presentazione del nuovo Regolamento sulle occupazioni di suolo pubblico: sarà difficile pensare a una riduzione significativa dei posti occupati da tavolini e sedie anche dopo la proroga alle occupazioni Covid concessa dal governo. E dunque si riparte dalla forma, che diventa però sostanza e prevede criteri certi per il rinnovo delle occupazioni già esistenti e per le future con un catalogo degli arredi rispolverato dal passato che diventerà dirimente per il rilascio dei permessi. L'obiettivo è molto chiaro anche se gli effetti della manovra si avranno non prima del prossimo anno. Di fatto l'amministrazione punta a riorganizzare un settore allo stato attuale confuso e disordinato se non propriamente fuori legge (basta considerare le occupazioni che hanno ecceduto non solo i limiti concessi con la pandemia ma le pur semplici disposizioni in materia di Codice della strada).

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LE DISPOSIZIONI

Ma andiamo con ordine: la città è stata suddivisa in più aree, tre per la precisione.

C'è il suburbio, ovvero la parte più periferica, la Città storica e l'area Unesco a sua volta suddivisa in due zone a seconda che sia l'ambito più centrale e prossimo ai monumenti (dove non sono concesse occupazioni) da Borgo a un'ampia porzione di Trastevere all'area sempre centrale ma più distante. In base a questa suddivisione verrà concesso suolo pubblico in base alla superficie dei locali ma cambia il metodo: si passa dal 100 per cento del fronte vetrina, per la massima superficie dell'occupazione concedibile, a una percentuale della somma delle superfici di somministrazione, servizi igienici e locali di lavorazione e cucine che varia in base all'area in cui si trova l'attività. In sostanza più grande è la cucina, ad esempio, più spazio l'esercente potrà richiedere ma se nel suburbio l'occupazione di suolo sarà concedibile fino a un massimo dei tre terzi della superficie, nell'area Unesco si scende a un terzo. Un principio che segue la qualità e prova ad arginare il fenomeno - che pure si è verificato - delle "praterie" di tavolini e quindi di coperti a fronte di locali con cucine piccole. Ancora: fermo restano i limiti del Codice della strada, non saranno concesse occupazioni sulla viabilità principale e sempre seguendo la suddivisione delle aree, in base alla superficie, l'uso dei parcheggi sarà concesso per due o tre posti auto a patto che il marciapiede di fronte al locale non sia idoneo.

Dehors e pedane spariranno in una delle sotto categorie dell'area Unesco, ovvero da tutto il centro storico, Borgo, gran parte di Trastevere e di Monti. A titolo esemplificativo: no pedane nei pressi di piazza Santa Maria in Trastevere o in via dei Serpenti, sì ai supporti esterni a Esquilino e Testaccio. Il catalogo degli arredi, come detto, diventa requisito fondamentale per ottenere la concessione e si può andare in deroga solo se, ad esempio, l'80% dei ristoranti di una stessa piazza o strada sceglieranno un comune arredo. Analogamente un progetto unitario permetterà un ampliamento del limite percentuale dell'occupazione di suolo pubblico concedibile fino al 20%. In ultimo la possibilità per gli hotel di richiedere l'uso di suolo pubblico a patto che non abbiano roof-garden ma locali cucina e sale ristorazione interne al piano terra. Per il sindaco Gualtieri il nuovo «Regolamento è di particolare importanza per il principio di fondo, ovvero quello di valorizzare alcune zone della città». Per l'assessore allo Sviluppo Economico Monica Lucarelli il testo ha raggiunto un punto di equilibrio per «valorizzare lo sviluppo e rendere sana ma anche decorosa una forma di vivibilità di Roma con maggiore decoro, regole certe che non lasciano spazio alla libera interpretazione e una diversificazione del territorio che permette anche una maggiore sicurezza».


 

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