Expo, allarme diritti umani. Le Ong: «Non vada a Riad». In arrivo la valutazione su Roma

Lettera ai commissari del Bie: «In Arabia Saudita abusi su attivisti e oppositori»

Expo, allarme diritti umani. Le Ong: «Non vada a Riad». In arrivo la valutazione su Roma
di Francesco Bechis
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Giovedì 18 Maggio 2023, 06:59 - Ultimo aggiornamento: 08:33

ROMA L'accusa è pesante, i toni perentori. «L'Arabia Saudita vuole usare l'Expo 2030 per ripulire la sua immagine sui diritti umani». E per questo il Bie (Bureau international des expositions) deve «dichiarare la candidatura saudita non ammissibile». A risuonare l'allarme, in una lettera aperta indirizzata ai commissari dell'Expo a Parigi, sono dodici tra le più conosciute organizzazioni non governative per i diritti umani in Medio Oriente. Fra le altre la Mena Rights Group, nota ong con base a Ginevra con sedi dall'Algeria al Sudan fino all'Iraq. Ma anche Civicus, l'alleanza internazionale per i diritti che riunisce 8500 membri in 175 Paesi.

 

La lettera

Inviata martedì al segretario generale del Bie Dimitri Kerkentzes, la missiva è un vero e proprio j'accuse contro la candidatura di Riad per ospitare l'esposizione internazionale nel 2030. Una partita che tra le città finaliste vede in campo Roma, ma anche Busan per la Corea del Sud e l'ucraina Odessa.
«Chiediamo di escludere la candidatura dell'Arabia saudita come possibile Paese organizzatore di Expo 2030», esordiscono le ong, convinte che la corsa a ospitare la kermesse mondiale altro non sia se non il tentativo del regno saudita di «insabbiare la repressione del governo e la sua orrenda fedina sui diritti umani». Diverse accuse, stando alle organizzazioni firmatarie, dovrebbero giustificare l'esclusione di Riad dalla corsa: dalla pena di morte, «883 esecuzioni dal 2017», all'«incarcerazione di attivisti civili, politici e per i diritti delle donne». Ma anche, si legge nella lettera, la propensione del regno di Mohammed bin Salman a «inseguire progetti stravaganti senza curarsi del loro costo umano». Gli attivisti allegano l'ultimo rapporto di Amnesty International sulle violazioni dei diritti umani in Arabia Saudita che punta il dito contro il picco di condanne a morte, «il numero delle esecuzioni registrate nel 2022 è il più alto da cinque anni». Di qui il monito agli organizzatori del Bie che nei prossimi giorni dovranno esprimersi sulle finaliste e pubblicare un primo rapporto delle ispezioni nelle rispettive città, Riad inclusa. «Forse la delegazione del Bie sarà anche rimasta impressionata dalla capacità dell'Arabia Saudita di ospitare un'Expo», prosegue l'appello, ma «le gravi violazioni dei diritti umani commesse dal Regno in anni recenti non sembrano diminuire e non spariranno con vuote promesse di cambiamenti, innovazione e grandi progetti di sviluppo».

 

Diplomazie in campo

La missiva al vetriolo delle ong spezza così il silenzio che da settimane circonda il Bie, da cui si attende una prima valutazione sulle città ispezionate. Nessun commento da Roma e dal comitato Expo presieduto da Giampiero Massolo, come del resto suggerisce la cautela diplomatica in una partita che per la Capitale vale moltissimo: 30 miliardi l'indotto stimato dell'esposizione e del parco eolico progettato per nascere a Tor Vergata, all'ombra della Vela di Calatrava. Si vedrà se il monito sui diritti umani avrà o meno un impatto sulla decisione dei commissari.
Ad oggi Riad resta comunque la concorrente più temibile per Roma, specie per le imponenti risorse finanziarie che il regno saudita ha stanziato per portare a casa l'Expo. Roma da parte sua può contare sul sostegno ora ufficiale della diplomazia Ue - annunciato un mese fa dall'Alto rappresentante Josep Borrell - come «unica candidatura europea in campo». Il voto finale è atteso in autunno, sarà segreto e dunque ognuno dei 170 Stati nel Bie farà la differenza.
La corsa vede impegnata in prima persona la premier Giorgia Meloni che in ogni vertice bilaterale in questi mesi ha sollevato la questione del sostegno alla candidatura romana. A Volodymyr Zelensky, il presidente ucraino in visita a Roma lo scorso week-end, Meloni ha garantito il supporto del governo italiano a Odessa qualora la città ucraina, ancora sotto il tiro dei missili russi, non dovesse riuscire a passare alle fasi finali. Se Roma vincerà, sarà anche ucraino l'Expo capitale.
 

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