Per vendere i test sierologici al doppio della tariffa calmierata, c’è chi spacciava il prezzo gonfiato per quello fissato dalla Pisana. Come a dire: se il costo di listino è alto, la colpa è della Regione. Tutto falso. «Per il test qualitativo, il prezzo dell’esame è di 45 euro, come stabilito dalla Regione Lazio per evitare fenomeni speculativi», si leggeva ancora ieri, con sprezzo del pudore, sul sito di un laboratorio di analisi del Torrino. Anche se la vera tariffa regionale, per il sierologico, è di 20 euro. Meno della metà. L’assessorato alla Sanità del Lazio ha già avviato un’indagine. E ha messo nel mirino 10 centri privati. Le segnalazioni sono state spedite ai carabinieri del Nas, che da tempo tengono d’occhio le oscillazioni anomale dei prezzi dei tamponi. Solo nelle ultime due settimane, i militari hanno messo a segno oltre 30 blitz tra farmacie e laboratori. Tra le irregolarità venute fuori, c’è anche una rivendita che non chiedeva documenti ai pazienti. Una scorrettezza molto pericolosa, perché così facendo, si è scoperto, sono stati annotati nei registri nomi falsi. Fossero stati positivi, sarebbe stato impossibile rintracciarli.
IL VIA LIBERA
I test Covid dai privati sono stati sdoganati a ottobre.
GUERRA DI RICORSI
È una materia delicata, i confini sono labili dal punto di vista prettamente legale. La Regione, dall’estate scorsa, ha stabilito un prezzo massimo, ma 4 giorni fa il Tar ha dato ragione a un manipolo di strutture che aveva fatto ricorso: «Stabilire il costo di una prestazione privata s’inserisce nella libertà di concorrenza», hanno sentenziato i giudici. La Pisana ha già annunciato appello al Consiglio di Stato. Per l’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato, «offrire un test a 82 euro è un furto, speculare sul virus è vergognoso».