La Sapienza, il rettore Gaudio: «Investimenti o declino»

La Sapienza, il rettore Gaudio: «Investimenti o declino»
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Giovedì 17 Gennaio 2019, 15:24
A un anno dal conseguimento della laurea è occupato il 71,7% dei laureati triennali e il 73,9% di quelli magistrali, buone percentuali, che a cinque anni dalla laurea salgono rispettivamente all'87,8% e all'87,3%. E tuttavia rispetto alla media Ocse che si attesta al 30,3%, solo il 18,7% della popolazione italiana adulta è laureata. Negli ultimi 10 anni i docenti universitari sono diminuiti del 10% e il loro numero complessivo risulta ora pari a un terzo di quelli inglesi e a meno della metà di quelli tedeschi. Considerazioni positive e criticità del sistema universitario italiano sono state tra gli argomenti al centro dell'intervento del rettore de La Sapienza, Eugenio Gaudio in occasione oggi dell'inaugurazione dell'anno accademico 2018-2019.

La Sapienza, ha fatto presente il rettore, ha registrato un significativo aumento degli studenti e dei corsi di laurea passati da circa 63 mila a oltre 72 mila su un totale di 112.500 studenti. A fronte del decremento del fondo ordinario, passato da 473 milioni di euro nel 2014 ai 442 del 2018, gli stanziamenti a bilancio della Sapienza relativi al sostegno agli studenti, alla ricerca scientifica alla internazionalizzazione e agli interventi edilizi, sono cresciuti. Il rettore non ha nascosto i problemi «irrisolti, che vanno affrontati con coraggio, a partire da quello delle dimensioni e dell'organizzazione dell'Ateneo, progetti, sforzi e risorse investite producono spesso risultati limitati a decimi di percentuale». L'Italia, è il grido d'allarme di Gaudio, investe per l'alta formazione 100 euro per abitante, la Germania 300 e la Corea del Sud più di 600. «Solo l'investimento in ricerca e innovazione - ha detto il rettore - può farci ripartire, altrimenti l'Italia appare destinata ad un lento ma inesorabile declino».

L'inaugurazione dell'anno accademico è stata ispirata all'Europa - «Dall'idea di Europa alla costruzione europea» la prolusione di Giuliano Amato - ma «l'ambito di riflessione non è ovviamente quello della disputa politica - ha chiarito il rettore - noi vogliamo parlare dell'Europa della conoscenza, della libera circolazione delle persone con il bagaglio delle loro diverse età e culture e del confronto sistematico sulle frontiere della scienza che coinvolge non solo i ricercatori ma tutti gli studiosi. In altre parole, l'Europa che si presenta al nostro sguardo come metafora del viaggio dei giovani verso una più aperta socializzazione rispetto ai Paesi di provenienza».

«In un momento in cui l'Europa si ripensa e vi sono anche legittimi dubbi e paure sulla sua stabilità e il suo futuro, le università devono continuare ad essere un faro di dialogo e scambio culturale - ha proseguito Gaudio - La crisi economica e sociale, le guerre, le pressioni migratorie che generano insicurezza talvolta oltre la realtà dei fenomeni, trovano effimere risposte nelle chiusure e nei nuovi muri che si ergono anche fuori dall'Europa: a questo le università rispondono con l'inclusione. Sono stati i giovani e soprattutto gli universitari ad incarnare la percezione più positiva e gratificante dell'idea di Europa unita», ha concluso. 

«Maggiori energie vanno profuse per il diritto allo studio»: ancora troppo alto il numero di giovani che, «per ragioni economiche, non riescono ad accedere» agli studi «è ancora elevato», una situazione per di più aggravata dalla «recente crisi economica», ha detto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, intervenendo all'università
Sapienza per l'inaugurazione dell'anno accademico.  «L'università per tutti è un valore non negoziabile, irrinunciabile, ne va della qualità stessa della nostra democrazia - ha rimarcato Conte - l'università educa alla partecipazione, il diritto alla conoscenza è un presupposto fondamentale affinché donne e uomini possano realizzare a pieno i propri diritti nella società. L'istruzione non può tornare ad essere un privilegio di pochi».  Nel suo intervento, Conte ha ricordato gli anni di studio alla Sapienza, «dove ho intrapreso l'attività di ricerca - ha raccontato - non nascondo l'emozione di essere qui. Ogni ateneo è una comunità di persone, un ruolo di incontro in cui la circolarità del sapere matura nel dialogo, innanzitutto tra docenti e studenti». 
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