Il disastro del palazzo della Provincia, 263 milioni sprecati per comprare dal gruppo Parnasi un immobile che sarebbe stato costruito con anni di ritardo, si sarebbe potuto evitare: il Campidoglio aveva proposto all’allora presidente Nicola Zingaretti un’alternativa vantaggiosa. Ma quell’offerta sarebbe stata declinata. Il motivo? Secondo la Finanza, per consentire al gruppo Parnasi di trasferire alla stessa Provincia parte del debito da 370 milioni di euro che aveva con le banche. Emerge dagli atti dell’inchiesta sulla truffa della torre dell’Eur Castellaccio, che ha generato una voragine che ancora oggi pesa sulle casse della Città Metropolitana. Per l’affare fallimentare rischiano il processo in 13, tra banchieri, istituti di credito e tecnici che hanno curato le trattative, ma non Parnasi, né i politici che all’epoca erano in carica e che, per la Finanza, avrebbero agito in «malafede».
Roma, «Ex Provincia e sede Atac: truffa per salvare Parnasi»
LA PROPOSTA
Nel novembre 2012, quando ormai era chiaro che il progetto non sarebbe stato portato a termine nei tempi stabiliti, era stata prospettata al Presidente della Provincia, Nicola Zingaretti - che non è indagato -, la possibilità di ottenere, a prezzo agevolato, un’area comunale in zona Pietralata, «più centrale e meglio collegata», annota la Finanza in un’informativa del 2019.
IL FONDO
La Finanza ha ricostruito tutte le anomalie dell’operazione. Il preliminare di acquisto, siglato nel 2009 tra la Provincia e il fondo Upside, avrebbe previsto il diritto di recesso da parte della Provincia in caso di mancato rispetto del contratto. Nel 2012, a pochi giorni dalla scadenza dei termini, il palazzo dell’Eur è ancora un cantiere, ma una perizia, falsa, lo definisce «agibile». Usando questo documento, la Provincia si affretta a chiudere l’affare e lo fa costituendo un Fondo della Provincia al quale cede l’operazione immobiliare. È in questo fondo che vengono poi fatti confluire i debiti di Parnasi. La gestione delle operazioni, ancora una volta, è di Bnp, che agisce in conflitto di interessi: cura sia la vendita che l’acquisto del palazzo. Annotano i militari: «I funzionari della Provincia si sono prodigati per costituire il Fondo nei giorni immediatamente antecedenti al termine di scadenza previsto dal contratto preliminare per l’acquisto della sede, il 31 dicembre 2012». La Finanza individua anche possibili responsabili: «I membri della Giunta, i quali, su proposta del Presidente Zingaretti, il 19 dicembre 2012, hanno deliberato la costituzione del Fondo». Nessuno di loro figura nell’avviso di chiusura indagini dei pm. I militari aggiungono anche che Zingaretti, il giorno prima di lasciare l’incarico di Presidente, il 27 dicembre 2012, delega Stefano Carta - ora indagato per truffa - affinché lo rappresenti all’Assemblea dei Partecipanti al Fondo, durante la quale sarebbero stati redatti gli atti necessari per la stipula dei contratti di compravendita e di finanziamento. È l’operazione che fa transitare sul Fondo della Provincia i debiti di Upside-Parnasi e anche 20 immobili di pregio, utilizzati per coprire la voragine e garantire il debito con le banche. Scrive ancora la Finanza: «Zingaretti e i dirigenti dell’Ente si sono alacremente attivati affinché si costituisse il Fondo Immobiliare entro il 31 dicembre 2012». Lo scopo ufficiale era quello di reperire le somme necessarie per l’acquisto del palazzo, mentre quello reale, per le Fiamme gialle, sarebbe stato arrivare «al trasferimento del debito in capo, di fatto, alla Provincia».