Ci sono voluti quasi 3 anni per elaborare il progetto, e alla fine sarà lo stesso Garibaldi a fare da parafulmine al monumento equestre a lui dedicato al Gianicolo. Dopo il danneggiamento subito il 7 settembre 2018, quando l'impatto di un fulmine provocò il distacco del bassorilievo raffigurante un leone sul versante occidentale del monumento, è infatti questa la soluzione adottata dalla Soprintendenza capitolina per tutelare l'opera realizzata da Emilio Gallori, inaugurata il 20 settembre 1895 alla presenza dei reali. Il progetto, che comprende sia il restauro delle parti danneggiate sia la realizzazione del sistema di protezione antifulmine, è stato approvato dalla giunta capitolina lo scorso 7 maggio, attraverso una delibera propedeutica anche all'accensione di un mutuo da oltre 460mila euro, la somma necessaria per iniziare finalmente i lavori.
I lavori
A quasi 3 anni dall'incidente, infatti, il monumento è ancora ingabbiato tra transenne di metallo e reti di plastica arancioni, un vero e proprio pugno nell'occhio per chi visita uno degli scorci più suggestivi della città.
Il precedente
Il 9 settembre del 1944 il monumento fu colpito da una scarica atmosferica che, stando alle testimonianze documentarie disponibili, danneggiò gravemente il piedistallo con uno squarcio rettangolare di circa 90 centimetri, comportando il distacco di blocchi di granito di varie dimensioni. I lavori di restauro furono affidati alla Ripartizione V Lavori Pubblici, che li eseguì tra la fine del 1945 e il 1946. Un secondo fulmine invece colpì il monumento il 22 luglio 1963. Dalle testimonianze disponibili emerge che la scarica aveva spezzato l'angolo nord-ovest in granito del basamento del cavallo e aveva inoltre divelto due blocchi di granito sullo zoccolo basamentale inferiore, sul lato sud-ovest, sui quali erano scolpiti a bassorilievo un fascio littorio e una ghirlanda. Gli interventi di restauro furono eseguiti dalla Ripartizione X Antichità e Belle Arti che provvide alla ricollocazione delle parti distaccate e al rifacimento del fascio littorio in bassorilievo irrimediabilmente frantumato dal fulmine. Da qui l'impegno a trovare una soluzione definitiva al problema, individuata dopo aver scartato alternative troppo impattanti sulla prospettiva dell'area, come l'installazione di pali di captazione in prossimità del monumento o l'installazione di un sistema a maglie con captatori sulla statua. Si è deciso così di procedere alla equipotenzializzazione della statua con la terra mediante collegamenti metallici permanenti. In poche parole, sarà la stessa statua in bronzo a captare i fulmini, scaricando poi la corrente elettrica a terra attraverso 4 calate verticali che dal basamento bronzeo della statua arriveranno fino all'impianto di dispersione (Gabbia di Faraday).
Per mitigare l'impatto visivo, è prevista la verniciatura dell'impianto con un colore il più similare possibile a quella del basamento, mentre le staffe porta-filo saranno incollate e non imbullonate, in modo che possano essere rimosse al momento senza lasciare alcuna traccia sul granito del basamento.