Covid, crollo di visite specialistiche nel 2020 nel Lazio: quasi 2 milioni in meno

Covid, crollo di visite specialistiche nel 2020 a Roma: quasi 2 milioni in meno
di Camilla Mozzetti
4 Minuti di Lettura
Giovedì 28 Gennaio 2021, 22:41 - Ultimo aggiornamento: 29 Gennaio, 11:47

Controllare un neo per escludere un melanoma. Andare dall’oculista perché leggere il giornale è diventato impossibile: la vista è sfocata. Eppure si è ancora giovani, già è cataratta? Potrebbe essere un glaucoma, ma vallo a sapere.

 

Nei mesi in cui l’unica malattia sembra essere il Covid-19 - a marzo sarà di fatto un anno dall’insorgere della pandemia - migliaia di esami e visite specialistiche si perdono nei meandri dell’emergenza. In un anno nel Lazio, dal 2019 al 2020 (periodo marzo-ottobre), gli esami per quasi tutte le branche della Medicina si sono ridotti drasticamente: 1.691.549 visite in meno sull’anno precedente. E non perché tutte le altre patologie extra coronavirus siano scomparse, ma per motivi diversi che si sommano tra loro - la reticenza delle persone nel frequentare gli ambulatori ospedalieri, il personale dirottato sul Covid - consulti, prime visite, esami di controllo sono vertiginosamente crollati. «L’unica speranza in questo periodo è quella di non ammalarsi», commenta Filippo La Torre, ordinario di Chirurgia generale all’università Sapienza di Roma, direttore dell’Uoc di Chirurgia d’urgenza del Policlinico Umberto I nonché past-president e attuale membro del direttivo del Collegio nazionale dei Chirurghi. Dietro le sue parole si scorge un dramma che «pagheremo in futuro con lo stato di malattia e la mortalità». 


I DATI


Dell’oltre un milione e mezzo di visite in meno sul 2019 ci sono quelle oncologiche (-16.412), gastroenterologiche (-24.734), le tc senza o con contrasto (-52.749), le mammografie (-65.891).

E ancora le visite ortopediche scese da un anno all’altro di 117.443 unità, quelle cardiologiche (-146.649), gli esami dermatologici (-147.569) e le visite oculistiche (-194.975). L’elenco è ancora molto lungo: a pagare pegno anche le visite neurologiche, appena 45.977 quelle svolte nel 2020 a fronte delle 105.208 garantite nel 2019. «Questi esami - conclude La Torre - si dividono in visite di controllo ma anche primi consulti, rientranti nello screening. Se una persona ha la sensazione di avere un problema al volto e non fa una visita neurologica quel problema potrebbe diventare poi un ictus cerebrale, se un altro individuo ha un malessere al torace e non fa un elettrocardiogramma di controllo magari quel fastidio potrebbe essere l’avvisaglia di un infarto. Sicuramente non recupereremo il pregresso e continueremo a macinare ritardi perché i percorsi alternativi attuali al Covid non funzionano».

«I dati sulle prestazioni sanitarie del 2020 dimostrano come il Covid-19 - commenta Elio Rosati, segretario di Cittadinanzattiva Lazio che ha raccolto ed elaborato i dati chiesti e forniti dalla Regione - abbia pesantemente colpito l’accesso ai servizi sanitari, bisogna intervenire sull’aumento del personale dedicato alle visite, sulle innovazioni tecnologiche e passare a un sistema di cure centrato sulla prevenzione». Nella speranza di poter rimettere in paro i livelli nei prossimi due anni senza dover contare tanti altri decessi che con il Covid non hanno nulla a che fare.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA