Willy, la mamma Lucia: «Accetto la giustizia che è stata fatta. Perdonarli? Prima devono pentirsi»

"Rispetto la decisione presa, più o meno me l’aspettavo", continua mamma Lucia

Willy, la mamma Lucia: «Quei ragazzi non si sono pentiti. E senza le scuse non li perdonerò»
di Camilla Mozzetti
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Mercoledì 12 Luglio 2023, 21:35 - Ultimo aggiornamento: 13 Luglio, 10:26

Quando a mamma Lucia chiediamo se riuscirà mai a perdonare quegli uomini per ciò che hanno fatto a suo figlio Willy, uccidendolo così brutalmente, lei risponde decisa: «Il perdono è un’altra cosa, per perdonare è necessario che ci sia un pentimento, che io ancora non ho visto. Il perdono che è stato chiesto, per me non è perdono. Prima bisogna dire “ho sbagliato”, “sono pentito di quello che ho fatto” e poi si chiede perdono». Sono le 15.16 e il presidente della I Corte d’assise d’Appello, il giudice Vincenzo Gaetano Capozza, ha appena letto la sentenza che riforma la condanna all’ergastolo per i due fratelli Bianchi e conferma quella per Francesco Belleggia e Mario Pincarelli. La pena per i Bianchi è stata portata a 24 anni ma è stato riconosciuta per tutti e quattro gli imputati l’accusa di omicidio volontario. «Rispetto la decisione presa, più o meno me l’aspettavo - continua mamma Lucia - va bene comunque. La sentenza non mi ridarà mio figlio però va bene la decisione che il giudice ha preso. Mi sento di avere avuto giustizia, accetto la giustizia che è stata fatta». 

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L’ATTESA

Quindici minuti e poco più: si è chiusa così l’ultima udienza d’Appello per il processo ai fratelli Bianchi che restano impassibili di fronte alla lettura della sentenza mentre loro, i familiari di Willy, sono dall’altra parte dell’aula.

Lato sinistro, al secondo piano della Corte d’Appello di Roma. La sorella di Willy, Milena, indossa una maglietta bianca che ricorda il giovane. Sulla schiena c’è impressa quella data che lei e i suoi genitori, ma anche un intero Paese, non potranno mai dimenticare: 6 settembre 2020. È stato allora che si consumò il pestaggio mortale del ventenne di fronte ad un locale di Colleferro (in provincia di Frosinone). Willy, un grande sorriso e la passione di diventare un giorno uno chef, sogni comuni, sogni normali distrutti in appena 40 secondi. Mamma Lucia ha i capelli raccolti, in quel minuto necessario al giudice Capozza per leggere la sentenza, tiene le mani incrociate. Papà Armando è lì al suo fianco, solo un passo più avanti. Ma la famiglia di Willy ha lo sguardo rivolto alla Corte, non lo abbassa mai e dentro quegli occhi c’è ancora tutto. Il dolore che non passa per un figlio e un fratello ancora ragazzo morto ammazzato per i pugni e i calci. C’è la speranza di avere giustizia e trovare con essa forse un po’ di pace, consapevoli di come, tuttavia, nessuna sentenza porterà indietro il tempo. 

LE REAZIONI

Ma c’è anche l’amarezza per quell’ergastolo divenuto una condanna a 24 anni che esplode dagli occhi dei più fragili. Con Milena che scoppia in lacrime. Era solo una ragazza, quando Willy fu ucciso era una sedicenne, ora piange e non le si può impedire di farlo. Però c’è mamma Lucia che, uscendo dall’aula, la prende sottobraccio quasi a ricordarle di farsi forza, quasi a dirle senza parlare, va bene così. Sì, perché come ha detto lei stessa, nessuna sentenza le ridarà indietro Willy. L’importante sta in quello che la Corte ha riconosciuto ovvero l’omicidio volontario. Papà Armando fa sì con la testa scendendo le scale della Corte d’Appello, mentre si dirige verso l’uscita con l’avvocato di parte civile Vincenzo Galassi. Non se la sente di aggiungere altro ma è così per loro: è importante che sia stata riconosciuta la volontarietà per quella morte ingiusta e assurda.
È stata una lunga giornata, sono tre anni che questa famiglia, una fra le tante, una come tante - normale - vive un calvario che il tempo potrà solo mitigare, forse alleviare. Mai cancellare. Insieme si dirigono verso il parcheggio; mamma Lucia tiene ancora per mano l’unica figlia che le è rimasta. La loro dignità è una lezione per tutti.

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