Sembra avere tutti i contorni di una storia di fragilità e disagio sociale quella di Salvatore Terrusa, 51 anni, picchiato fino a finire in coma il 23 dicembre scorso e poi morto dopo circa un mese all'Ospedale Colombo di Velletri dove era ricoverato. Oggi si terranno i funerali alle 11, presso la Cattedrale San Clemente, a Velletri. Terrusa era un uomo in difficoltà economiche e con piccoli precedenti che vanno dal furto all'assunzione e detenzione di droga. La Procura di Velletri che in precedenza ha aperto un fascicolo ipotizzando i reati di lesioni gravi ora indaga per omicidio. Suo fratello Nicola non si da pace e chiede giustizia: «Ci sono prove, testimonianze e denunce - dice - sappiamo tutti chi sono i quattro che lo hanno aggredito e chi è che lo ha ridotto in fin di vita. Voglio solo giustizia, ho rispetto per le indagini ma chiedo che i colpevoli vengano perseguiti. Salvatore se beveva tre birre si sentiva male, pesava pochissimi chili, era buono ma purtroppo non mi ascoltava. Qualche giorno prima aveva confessato chi è che lo perseguitava ma purtroppo lo hanno aggredito prima che si potesse intervenire».
Nicola Terrusa non nasconde che il fratello spesso bevesse qualche birra di troppo e che forse non si aspettava che vivesse a lungo perché era una persona trascurata, sottopeso ma certamente non avrebbe mai pensato che suo fratello finisse vittima di un personaggio che, secondo i suoi racconti, lo picchiava per rubargli il reddito di cittadinanza, lo obbligava a uscire anche quando era agli arresti domiciliari.
In pratica, secondo i familiari, Salvatore Terrusa era stato preso di mira da un personaggio poco raccomandabile di Velletri che lo costringeva a dargli la sua carta del reddito di cittadinanza, unico sostentamento per l'uomo ormai disoccupato e con il vizio dell'alcool.