Roma invasa dai serpenti «abbandonati o sfuggiti». La denuncia: «Giorni fa un pitone vicino a un bimbo che giocava»

Si moltiplicano i casi di avvistamento, l’ultimo in un condominio al Tuscolano

Roma invasa dai serpenti «abbandonati o sfuggiti». La denuncia: «Giorni fa c’era un pitone molto vicino a un bambino che giocava»
di Giampiero Valenza
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Lunedì 24 Luglio 2023, 23:47 - Ultimo aggiornamento: 23:49

Sono stati presi durante la pandemia per avere compagnia. Oggi però c’è chi non vuole tenerli più a casa e li abbandona dove può, anche nei cortili delle case dei vicini. In questo periodo Roma è infestata di serpenti esotici. E tantissimi sono, secondo le associazioni animaliste, gli esemplari che vengono ritrovati nei luoghi più insoliti. Decine di chiamate ogni giorno vengono ricevute all’associazione Earth che ha esperti in grado di valutarne la pericolosità e poi di prenderli. Uno degli ultimi casi è al Tuscolano, in uno dei condomini di via Stilicone. Nel giardinetto di un palazzo si è infilato un serpente del grano. Un animale che molto probabilmente è stato abbandonato da chi a un certo punto si è trovato davanti a un bivio: o rimanere in casa a prendersi cura di lui o andarsene in ferie e lasciarlo in un luogo dove avrebbe potuto trovare qualche topolino per sfamarsi. Valentina Coppola, presidente di Earth, conferma: «O vengono abbandonati o sfuggono al controllo per una cattiva gestione - dice - Tanti sono anche i serpenti locali che vengono trovati tra i palazzi». La via ufficiale da seguire, in caso di un ritrovamento in città, passa attraverso una chiamata al 112. Una volta esclusa la pericolosità, sono poi le forze dell’ordine a rivolgersi direttamente alle associazioni per acchiappare gli esemplari e portare gli animali in centri specializzati per il loro recupero.

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Andrea Lunerti è un esperto zoofilo tra quelli che, negli ultimi mesi, ha avuto il suo telefono squillare più volte: chiamate di aiuto dai quartieri di Roma per tentare di acchiappare i serpenti.

Non più di una settimana fa è intervenuto a Sant’Oreste per prendere un pitone. «Era lungo circa tre metri e mezzo, aveva quasi raggiunto un bimbo che stava giocando», racconta. Qualche giorno prima un altro intervento, in via della Bufalotta, con alcune signore che lo hanno chiamato perché non riuscivano a prendere sonno: avevano visto un biacco nel garage. In questo caso nessun abbandono di animali esotici, ma solo un esemplare che si è spinto un po’ più in là del suo ambiente ed è entrato fin nelle case.

LA SPESA

I serpenti esotici che diventano animali custoditi in casa rimangono chiusi nei rettilari che devono essere sempre ben illuminati per dare modo a questi esemplari di poter vivere in condizioni simili a quelle del loro habitat naturale.

Il rincaro delle bollette energetiche sta incidendo (e non poco) anche sul loro mantenimento negli appartamenti della Capitale. «Il maggior costo dell’energia sta spingendo tante persone ad abbandonarli - prosegue Lunerti - La terrariofilia è una moda che va e viene a seconda del livello di benessere generale. Ora è diventato un costo proprio a causa delle bollette raddoppiate: tenere i serpenti al caldo, in inverno, non è più uno scherzo. Ma anche l’acquisto del cibo vivo ha un costo: in media mangiano un topolino ogni cinque giorni e un boa arriva a un coniglio ogni cinque». «Spezzo una lancia per chi ne detiene uno a scopo scientifico - continua l’esperto - Purtroppo però la maggior parte delle persone si avvicina ai serpenti per esibizionismo: amano vedere come prende la sua preda per mangiarsela». 

LA SOPRAVVIVENZA

Non tutti i serpenti esotici riescono a sopravvivere nella natura urbana di Roma. C’è chi riesce ad adattarsi, ma anche chi non è in grado di sopportare il clima della città e vive al massimo per qualche mese, dopo aver tentato la vita in un nascondiglio. «Gli esemplari d’origine africana mangiano topolini e lucertoline, ma muoiono con i primi freddi - dice il veterinario Paolo Selleri, esperto in animali esotici - Il serpente del grano, invece, riesce a sopravvivere e non è pericoloso per l’uomo. È un po’ come una biscia italiana». 

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