Roma, scacco ai clan del Litorale. Maxi-condanne per i boss: 260 anni agli affiliati delle 'ndrine che hanno colonizzato Anzio e Nettuno

Riconosciuta l'associazione mafiosa. Altri 30 rinviati a giudizio

Scacco ai clan del Litorale. Maxi-condanne per i boss: 260 anni agli affiliati delle 'ndrine che hanno colonizzato Anzio e Nettuno
di Valeria Di Corrado
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Venerdì 24 Febbraio 2023, 07:06

«Abbiamo sbancato tutti», esultavano all'indomani delle elezioni amministrative ad Anzio gli affiliati al "locale" (ossia al distaccamento) di ndrangheta che avevano "colonizzato" il litorale romano, infiltrandosi nelle amministrazioni comunali, tanto da dire: «L'appalto ce lo famo tra noi». Invece ieri a "sbancare" è stata la pubblica accusa, che ha ottenuto - al termine del processo celebrato con il rito abbreviato nell'aula bunker di Rebibbia - la condanna di 25 imputati a oltre 260 anni di carcere e il riconoscimento dell'associazione di tipo mafioso. Il giudice dell'udienza preliminare ha inflitto le pene più alte, pari a 20 anni ciascuno, ai vertici del sodalizio: Bruno Gallace, Vincenzo Italiano, Gregorio Spanò e Fabrizio Schinzari.

L'inchiesta della Dda, coordinata dai procuratori aggiunti Michele Prestipino e Ilaria Calò, con i pm Giovanni Musarò, Francesco Minisci e Alessandra Fini, aveva portato il 17 febbraio 2022 all'arresto di 65 persone (39 in carcere e 26 ai domiciliari) eseguito dai carabinieri del Nucleo Investigativo della Capitale.

Sempre ieri, sono stati rinviati a giudizio un'altra trentina di imputati che hanno scelto il rito ordinario, tra cui Giacomo Madaffari, il capo della ndrina di Santa Cristina d'Aspromonte, radicata da decenni nell'area di Anzio-Nettuno. La prima udienza del dibattimento si terrà il 6 aprile davanti al Tribunale di Velletri.

LE INTERCETTAZIONI

«Ieri abbiamo vinto le elezioni», diceva uno degli intercettati. «Il sostegno si è concentrato nella località denominata Falasche, corrispondenti alle sezioni 15-16-17 del comune di Anzio», si legge nell'ordinanza d'arresto. Gli investigatori hanno captato le conversazioni all'indomani dell'elezione di Candido De Angelis (che non risulta nell'elenco degli indagati). «Candido è il sindaco, ha vinto e basta! (...) Stavolta non c'è trippa per gatti, tutti fuori a zappare la terra», esultavano gli uomini dei clan, che si preoccupavano anche di non dare troppo nell'occhio: «Non posso mettermi in tutte le elezioni, poi dicono che è colluso con la mafia».

Anche a Nettuno il distaccamento della ndrina avrebbe cercato di orientare le elezioni del 2019. Per il gip «emerge la contiguità» di alcuni dei principali indagati «con vari esponenti politici» di Nettuno. In occasione delle amministrative, uno degli affiliati si era «attivato per convogliare i voti» su uno dei consiglieri eletti nella lista del sindaco Alessandro Coppola (anche lui non indagato). In una conversazione Giacomo Madaffari si preoccupava: «Ci arrestano e cacciano pure Coppola».
In seguito all'inchiesta della Procura capitolina, lo scorso novembre i comuni di Anzio e Nettuno sono stati sciolti per mafia.

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LA DROGA DAL SUD AMERICA

In base a quanto emerso dalle indagini dei carabinieri, le cosche della ndrangheta puntavano a rafforzare il proprio potere sfruttando la capacità di importare ingenti quantitativi di cocaina dal Sud America, per poi infiltrarsi nelle amministrazioni locali attraverso la gestione e il controllo di attività economiche nei più svariati settori: da quello ittico alla gestione e smaltimento dei rifiuti. Gli accertamenti avevano consentito di ricostruire fra l'altro l'importazione di 258 chili di cocaina avvenuta nella primavera 2018, tramite un narcotrafficante colombiano, disciolta nel carbone e poi estratta in un laboratorio allestito a sud di Roma. La ndrina aveva anche in progetto di acquistare e importare da Panama circa 500 chili di cocaina nascosti a bordo di un veliero, in origine utilizzato per regate transoceaniche.

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