Il mare di Roma e quella guerra tra clan e nuove bande per la conquista di una delle più grandi piazze di spaccio della Capitale. È quanto si sta registrando da settimane a Ostia, dove il «vuoto» lasciato dai boss della vecchia guardia legati agli Spada e ai Fasciani fa gola alle organizzazioni criminali «emergenti», bande sudamericane in primis. I “cileni”, comunemente chiamati anche solo così nel gergo della mala, fino a qualche tempo fa erano la manovalanza di sinti e pezzi da novanta: quelli che si occupavano di rubare le auto per le rapine o di scassinare qualche porta. Poi, gli equilibri sono cambiati: le operazioni di polizia e carabinieri con maxi-blitz e arresti hanno “decapitato” le grandi organizzazioni criminali, stroncando i loro affari, soprattutto per quello che riguarda il controllo del mercato della droga e quello dell’usura, con i commercianti del litorale sempre più “strozzati”.
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IL BUSINESS
Tutta «roba» per cileni adesso che per inserirsi nel varco aperto sono pronti e disposti a tutto. Anche a tirar fuori le pistole e sventagliare proiettili, come sta accadendo da un mese e come è accaduto anche negli ultimi giorni quando colpi di revolver sono stati esplosi in via Costanzo Casana contro il portone dove abita una delle famiglie “note” di Ostia. Il messaggio chiaro ed eloquente - da quanto emerge nelle ultime ore dalle indagini - sarebbe stato indirizzato a due pregiudicati che abitano in quello stabile. I due sono padre e figlio, il primo responsabile nel 2006, del duplice omicidio di Franco Calabrese, detto «er ciccione» e di Fabio Carichino, 24 anni; il secondo, invece, tre anni più tardi - nel 2009 - fu coinvolto nell’omicidio del Gazometro, insieme a un Fasciani. Entrambi da sempre sono considerati due «fiancheggiatori» del clan guidato da “don” Carmine. Gli inquirenti hanno pochi dubbi. A esplodere quei colpi sarebbero state proprio le bande dei cileni che hanno lanciato la loro sfida per prendersi il mercato degli stupefacenti e, molto probabilmente, non limitandosi solo alla piazza di spaccio di Ostia, ma estendendosi anche più a sud. A suffragare questa circostanza è stato proprio l’arresto - portato a termine pochi giorni fa dalla polizia di Ostia - di un cileno di 27 anni. L’uomo dopo essere scappato, agli inizi di novembre, a un agguato si era rifugiato, con la complicità di alcuni connazionali, in Spagna, Francia e Olanda. Era tornato alla fine della scorsa settimana e il suo obiettivo era soltanto uno: vendicarsi di quella sventagliata di proietti da cui era riuscito a salvarsi. Da qui, i proiettili contro il portone di casa dei due pusher. Per gli investigatori, il regolamento dei conti è servito e dietro i due episodi c’è il movente della droga con i “signori della coca” che tornano a farsi la guerra. I sudamericani stavolta fanno sul serio e forti della loro presenza capillare sul litorale provano non solo la scalata ma anche ad allargare il loro “regno”. Ci sono informative delle forze dell’ordine che tracciano il piano ambizioso delle nuove bande, a partire dai numeri: quella di Ostia, infatti, è la terza comunità cilena più grande d’Italia, dopo quella di Milano e Genova.