Pamela Mastropietro, oggi l'ultima parola della Cassazione: la manifestazione a Piazza Cavour

Tra poche ore la Suprema Corte si pronuncerà sull'aggravante della violenza sessuale

Scritte per Pamela Mastropietro a Piazza Cavour
di Federica Pozzi
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Martedì 23 Gennaio 2024, 11:28

Mancano poche ore alla sentenza della Cassazione sul caso di Pamela Mastropietro, la 18enne romana allontanatasi da una comunità di Corridonia (Macerata) e i resti della quale furono ritrovati in due trolley nel gennaio del 2018. La Cassazione si pronuncerà sulla sola aggravante della violenza sessuale, sulla quale si è svolto un appello bis a Perugia, ma dalla sentenza dipenderà la conferma o meno dell'ergastolo per Oseghale. Intanto a piazza Cavour parenti e amici manifestano dalle prime ore di questa mattina. Diversi gli striscioni all'ingresso della Suprema Corte: «Pamela voleva vivere e dei mostri le hanno spezzato tutti i sogni», «Il disagio non può essere un alibi per il massacro». 

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Pamela Mastropietro, il dolore della famiglia 

«La violenza sessuale, di cui si discuterà, per noi e per la stessa procura generale presso la Corte di Cassazione, alla volta scorsa, era già ampiamente provata.

Ora, dopo l'ulteriore accertamento svolto con un terzo grado del merito, che ne ha, per la terza volta, dichiarata la sussistenza, confidiamo nella conferma della condanna all'ergastolo di Oseghale», ha affermato ieri Marco Valerio Verni, zio di Pamela Mastropietro e legale della famiglia della 18enne. «Negare, o mettere in dubbio, che Pamela sia stata anche violentata in un contesto criminale che è stato definito un unicum nella storia della criminologia mondiale degli ultimi cinquanta anni, sarebbe davvero assurdo. Processualmente, vi sono tutti gli elementi per poterlo affermare con serena certezza», ha spiegato Verni. 

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«Mi aspetto che il 23 gennaio venga confermato l'ergastolo, ma poi la battaglia va avanti», aveva detto nei giorni scorsi Alessandra Verni, mamma di Pamela. «Io spero sempre in un pentimento di Oseghale, che lui faccia i nomi e dica tutta la verità su quello che è successo quel giorno», aveva aggiunto, riferendosi alla convinzione della famiglia che l'imputato non abbia fatto tutto da solo la sera del 30 gennaio 2018. 

Pamela Mastropietro, l'iter processuale

Il processo contro Oseghale è iniziato il 13 febbraio 2019 davanti ai giudici della corte d’Assise di Macerata. Le accuse: omicidio, violenza sessuale, vilipendio, distruzione, occultamento di cadavere ai danni di una persona in condizioni di inferiorità psichica o fisica. Il procedimento ha coinvolto circa 90 testimoni tra accusa e difesa. La sentenza,  arrivata il 29 maggio 2019, prevedeva per Oseghale la condanna all'ergastolo con isolamento diurno per 18 mesi per omicidio e occultamento di cadavere. Il 16 ottobre 2020 la Corte d'Assise d'appello di Ancona aveva confermato la condanna all'ergastolo con isolamento diurno di 18 mesi per Oseghale, per omicidio volontario aggravato della violenza sessuale, vilipendio, distruzione e occultamento di cadavere. Poi l'appello bis di Perugia, sulla sola violenza sessuale, al quale i legali dell'imputato hanno fatto ricorso, fino ad arrivare alla sentenza di oggi. 

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Pamela Mastropietro, la manifestazione in attesa della pronuncia della Cassazione

In attesa della pronuncia della Suprema Corte, in piazza Cavour sono comparsi diversi striscioni di familiari e conoscenti che rivendicano giustizia per Pamela. «Dopo 5 anni stiamo ancora aspettando giustizia, la disumanità non deve diventare normalità», si legge su un lenzuolo bianco con le scritte in rosso. E ancora: «Pamela voleva vivere e dei mostri le hanno spezzato tutti i sogni», «Il disagio non può essere un alibi per un massacro». Presente anche Pietro Orlandi, amico della famiglia Mastropietro: «Almeno che ci sia certezza della pena che mi auguro darà alla mamma un minimo di serenità in più». «Credo che l'ergastolo sia anche un regalo per questa persona», ha affermato Orlandi. 

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