Filippo Turetta «merita il carcere a vita»: la “condanna” della mamma di Pamela Mastropietro

La 18enne fu violentata e uccisa a Macerata. Ma il pm di Venezia frena: Turetta «ha diritto come tutti gli indagati di essere trattato in maniera serena e obiettiva»

Filippo Turetta «merita il carcere a vita»: la “condanna” della mamma di Pamela Mastropietro
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Lunedì 20 Novembre 2023, 13:28 - Ultimo aggiornamento: 14:14

«Giustizia per Giulia Cecchettin». La chiede Alessandra Verni, la mamma di Pamela Mastropietro, la 18enne romana che fu violentata, uccisa, fatta a pezzi e i suoi resti ritrovati in due trolley a Pollenza (Macerata) nel gennaio del 2018, rivolgendo una «preghiera» per la Cecchettin, la studentessa scomparsa e ritrovata cadavere sabato scorso, «per la famiglia di Giulia e anche per i genitori del suo assassino». La mamma di Pamela, di fronte a questo ennesimo femminicidio, si dice «demoralizzata» perché troppo spesso la giustizia non fa il suo corso. E non a caso, proprio in questi giorni, in un video messaggio insieme ad altre mamme e una sorella di vittime di omicidi brutali ha lanciato un appello per la certezza della pena e per lo stop a permessi e benefici: «Servono pene più dure e severe, chiediamo una giustizia vera e che i carnefici non vengano rimessi in libertà dopo qualche anno. Chi commette un omicidio deve pagare, deve sapere che se si toglie la vita a qualcuno allora, visto che da noi la pena di morte in esiste, si deve scontare la vita in carcere. Serve il carcere a vita».

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Altro tema importante è poi quello della «prevenzione», prosegue Alessandra Verni. «Se ne deve parlare, soprattutto nelle scuole e le famiglie devono essere aiutate: serve un aiuto vero delle istituzioni e dei vari enti, degli assistenti sociali, degli esperti.

Dovrebbero essere organizzati corsi di aggiornamento per gli insegnanti e per le forze dell'ordine perché bisogna saper affrontare le situazioni e cogliere i segnali».

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Filippo Turetta «ha diritto come tutti gli indagati di essere trattato in maniera serena, obiettiva, da parte non solamente della procura, che garantisce i diritti di tutti quanti in questa fase, ma anche da parte dell'opinione pubblica che deve frenare un momento questa partecipazione emotiva, che può creare e che sta creando, difficoltà non alle indagini ma alle persone coinvolte, ai genitori dell'indagato». L'invito è del procuratore di Venezia, Bruno Cherchi, a margine di un evento all'Università di Padova.

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