Una promessa del calcio italiano, poi l’infortunio, la parabola discendente nello sport, il lavoro da geometra e da perito assicurativo, e ancora la dipendenza da cocaina, lo spaccio e infine l’arresto. L’ex portiere delle giovanili della Roma Marco Caterini, 45 anni, è stato condannato ieri a un anno e sei mesi di reclusione - con sospensione condizionale della pena - per spaccio di stupefacenti, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni.
I FATTI
Era stato fermato lo scorso 2 giugno in via di Manfredonia, nel quartiere Quarticciolo, da due agenti in borghese mentre era intento a vendere cocaina. «In quel momento io ero in uno stato di alterazione e, spaventato di vedere di nuovo il maresciallo che mi aveva fermato un mese prima, ho avuto istintivamente la reazione di fuggire», ha spiegato l’uomo in udienza.
LA PARABOLA CALCISTICA
Un epilogo che nessuno poteva immaginare nei lontani anni ’90, quando Caterini era una giovane promessa del calcio italiano, nella rosa dell’As Roma degli esordi di Francesco Totti. E negli anni in cui il capitano romanista veniva presentato al mondo, nella stessa squadra c’era un giovane e promettente portiere, proprio Marco Caterini. Titolare della nazionale italiana Under 15, Marco aveva lasciato in panchina un giovanissimo Gianluigi Buffon. Con la Roma aveva vinto lo Scudetto Allievi e Coppa Italia Primavera, oltre al Torneo internazionale di Parigi nel 2003. Tutti ne parlavano come di un futuro grande campione: nella Nazionale Under 16, infatti, aveva giocato con Totti. Un piccolo infortunio lo aveva tenuto lontano dal campo per alcune partite, lasciando così spazio a Buffon, che in quel momento era esploso, togliendogli il posto da titolare. E poi la Roma non gli aveva rinnovato il contratto. Da qui non tornerà più ad altissimi livelli. Una storia sportiva la sua che, insieme a quella di altri due coetanei giovani promesse della Roma dei primi anni ‘90, è stata raccontata nel film documentario “Zero a Zero” del regista Paolo Geremei del 2013.