Il primo pensiero è andato alla figlia Sofia: «Voglio abbracciarla, vederla di persona, l’ultimo ricordo che ho di quella mattina è la sua immagine, il suo corpo che si frapponeva tra il mio e quello del mio ex marito, è stata lei a farmi da scudo e a impedire che mi ammazzasse. Se sono viva è grazie a lei, al mio angelo, ma anche a questi medici e sanitari che hanno fatto un vero miracolo per strapparmi alla morte». Le prime parole di Silvia Antoniozzi, 47 anni, appena risvegliata dal coma farmacologico nel letto della Rianimazione del San Camillo sono tutte per Sofia, 17 anni.
Ladispoli, Sofia si sveglia dal coma: «Ho cercato di difendere mamma, papà voleva ucciderci»
FIORI DALL’ASSESSORE La donna, insegnante di italiano alle scuole medie, la mattina del 21 aprile ha visto in faccia la morte: il marito che lei aveva deciso di lasciare un mese prima si è ripresentato nella loro casa di via Milano a Ladispoli; erano circa le 7.
LE TELEFONATE Mamma e figlia si sono già sentite per telefono e, ieri, i sanitari stavano cercando di organizzare almeno una videochiamata in attesa di un abbraccio reale. Anche Sofia, ricoverata al Bambino Gesù di Palidoro, sta meglio e nei giorni scorsi ha confermato agli inquirenti la dinamica dei fatti ricostruita dai carabinieri: la furia cieca del padre, i colpi, lei che fugge sul pianerottolo in cerca di aiuto, il genitore che dopo avere cercato di ucciderle tenta a sua volta di ferirsi a morte. Ieri Silvia si è rialzata per la prima volta e ha provato a muovere anche i primi passi nel lungo corridoio del padiglione “Piastra”. «Ero una grande camminatrice, camminavo anche due ore al giorno e tornerò a farlo». La nuova vita di Silvia e Sofia è appena ricominciata. Vittime di un tentato duplice femminicidio da parte dell’uomo che più di tutti avrebbe dovuto proteggerle. L’uomo è stato arrestato dai carabinieri di Civitavecchia la sera stessa, si trova al Gemelli ancora piantonato. Anche le sue condizioni sono migliorate.