Francesco Lomasto, l’ex pugile condannato a 5 anni per usura. Disposta anche la confisca di beni per 347mila euro

Era stato denunciato da un imprenditore di Pomezia: lo aveva minacciato e picchiato dopo un prestito con interessi da capogiro

Francesco Lomasto, l’ex pugile condannato a 5 anni per usura
di Moira Di Mario
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Giovedì 4 Gennaio 2024, 22:52

Un periodo di crisi che andava avanti da un po’ di tempo e che non gli garantiva liquidità. Poi a dare il colpo di grazia è arrivato il Covid. Le banche avevano chiuso le linee di credito, non concedevano più alcun fido e per l’imprenditore di Pomezia nel settore immobiliare e delle auto di lusso, l’unica soluzione è stata quella di affidarsi agli usurai. Prestiti a tassi di interessi da capogiro, minacce continue, telefonate nel cuore della notte per restituire il debito, richieste estorsive, botte, pestaggi, ma alla fine l’imprenditore ha trovato il coraggio di denunciare i suoi aguzzini che ora sono stati condannati in primo grado dal tribunale di Roma. 


LA DECISIONE
Cinque anni per usura per Francesco Lomasto, 34 anni il prossimo ottobre, ex pugile ed ex campione dei pesi superleggeri. Per lui i giudici della decima sezione collegiale hanno inoltre deciso l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e la confisca dei beni per 347mila euro, oltre a una provvisionale di cinquantamila euro a favore dell’imprenditore. Condannato invece per estorsione a quattro anni Pasquale Lombardi, 68 anni a ottobre prossimo, che aveva chiesto e ottenuto il rito abbreviato.

Per lui anche l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. Due condanne pesanti che mettono solo in parte la parola fine alla rete di estorsioni e usura in cui era finito l’imprenditore.

L’imprenditore antiracket a giugno 2022 era stato anche minacciato a colpi di pistola davanti casa. Quella sera aveva appena parcheggiato in via della Motomeccanica e stava per scendere dalla sua macchina, quando era stato raggiunto da almeno quattro colpi di pistola sparati da un uomo che lo stava aspettando. L’imprenditore non si era fatto intimidire, aveva tirato fuori la sua arma, regolarmente denunciata, rispondendo al fuoco. L’aggressore era immediatamente scappato a piedi facendo perdere le tracce. Né il mobiliere, né il malvivente erano rimasti feriti. L’imprenditore aveva denunciato l’episodio ai carabinieri. L’imprenditore ha sempre pensato a un’intimidazione per convincerlo a ritrattare e a ritirare le accuse contro gli usurai – almeno quattro - che contribuì a far arrestare tra maggio 2020 e gennaio 2022.

Il primo a finire in manette fu proprio Francesco Lomasto. Un anno e mezzo dopo toccò, invece, a Pasquale Lombardi arrestato per estorsione e usura. Accusa quest’ultima che la gup del tribunale di Roma, Roberta Conforti, non ha ritenuto valida, assolvendo l’imputato. Le due condanne, sebbene ancora in primo grado, potrebbero aprire uno squarcio nella rete di connivenze tra la malavita di Pomezia e la cosiddetta società civile fatta di colletti bianchi e personaggi solo apparentemente al di sopra di ogni sospetto. Lomasto e Lombardi, insomma, potrebbero rappresentare solo la punta dell’iceberg che l’associazione F.A.I. antiracket insieme a commercianti e imprenditori strozzati hanno segnalato e denunciato nel corso degli ultimi anni. Solo a luglio di un anno e mezzo fa a finire in manette era stato anche Raffaele Tranchino, legato al clan Di Lauro, coinvolto nella faida di Scampia. Tranchino si era trasferito a Pomezia e secondo i carabinieri che lo avevano arrestato, tra le altre cose, aveva avviato una fiorente attività di usuraio che gli aveva fatto “guadagnare” una villa in Sardegna del valore di mezzo milione di euro. A lui si era rivolto non solo Bucciarelli, ma anche un imprenditore alimentare.
 

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