Dehors a Roma, un abusivo su 5 non rimuove i tavolini: tutti i trucchi dei locali per aggirare le sanzioni

Fatto il regolamento contro tavolino selvaggio, trovato l'escamotage

Dehors a Roma, un abusivo su 5 non rimuove i tavolini: tutti i trucchi dei locali per aggirare le sanzioni
di Francesco Pacifico
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Mercoledì 22 Novembre 2023, 06:42

Fatto il regolamento contro tavolino selvaggio, trovato l'escamotage per salvare i propri dehors. Anche approfittando dei lunghissimi tempi con i quali la burocrazia capitolina lavora le sue pratiche. A ben guardare, multe e sanzioni per ristoranti e bar che si allargano a dismisura con i loro tavolini su strade e piazze sono molto severe: si paga una contravvenzione che supera i 4mila euro; per i recidivi scatta la chiusura di cinque giorni dell'attività; in più bisogna riportare gli spazi occupati alla situazione precedente, cioè smontare le pedane e a proprie spese. Questo sulla carta, perché per aggirare le regole c'è un espediente sempre più utilizzato da esercenti senza scrupoli: in estrema sintesi, dopo essere stati scoperti, basta trasferire la titolarità del proprio locale a un altro soggetto e aprire un contenzioso con l'amministrazione rigettando sia la richiesta di sospensione dell'attività sia quella di liberare il suolo pubblico da tavolini e dehors. «E questo fenomeno - trapela dal dipartimento Commercio - finisce per rallentare o bloccare almeno il 20 per cento delle sanzioni elevate». Almeno un centinaio quest'anno su 500 avviate.

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IL BILANCIO

Per capire meglio la situazione bisogna bussare al comando della polizia locale, che su input del Comune manda i suoi agenti in giro per contrastare il fenomeno. «Certo - spiega un funzionario del corpo - noi siamo pochi e dobbiamo occuparci ormai delle attività più disparate, ma i controlli su ristoranti e bar si fanno.

Il problema è che è sempre più complicato far applicare la sanzione di sospensione dell'attività e l'obbligo di ripristinare i luoghi». Per la cronaca, nei primi dieci mesi del 2023 i controlli per indebita occupazione di suolo pubblico (parliamo sia di esercenti che hanno montato più tavolini di quelli autorizzati sia di soggetti senza alcun permesso) effettuati dalla polizia locale sono stati 2.056; 1.685, invece, le violazioni riscontrate alle quali sono seguite altrettante multe, mentre i provvedimenti di chiusura sono stati 169. Poco più di 300 sono stati i dehors smontati perché irregolari, dei quali almeno un terzo di locali che hanno chiuso per il Covid. Questo, nel 2023, il bilancio dell'attività repressiva in una città dove soltanto nel I Municipio - quindi Centro, Trastevere, Monti o Testaccio - ci sono 5mila postazioni, 3mila autorizzate prima del Covid.

«Una volta comminata la multa - aggiungono dal fronte dei vigili - va inviata la sanzione al Municipio competente a livello territoriale. Non sempre questa trasmissione avviene in tempo reale, ma ne passa ancora di più prima che lo stesso Municipio, che pochissimo personale a disposizione, firmi la determina per imporre lo stop di cinque giorni agli esercenti recidivi, cioè sanzionati due volte, e quella per smontare i dehors». Quindi multa, sospensione e richiesta di ripristinare i luoghi richiedono tre provvedimenti e tre momenti diversi. Soprattutto, trascorre anche un mese prima che gli agenti della polizia locale inviino il verbale con la contravvenzione, ma soprattutto ci vogliono - quando va bene - almeno altri tre o quattro mesi prima che le ex circoscrizioni completino gli altri passaggi. «Possono passare anche due anni per chiudere l'iter - dicono da piazza della Consolazione - In ogni caso i titolari dei locali, soprattutto se stranieri o gestiti da prestanome, hanno tutto il tempo per cambiare ragione sociale - per fare la voltura basta pagare la multa - e respingere, quando i vigili gliele consegnano, sia la richiesta di chiusura dell'esercizio sia quella di smontare le pedane. Spiegano che questi provvedimenti riguardano la precedente gestione e fanno ricorso al Tar».

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