«Un uomo è entrato in negozio. Io ero dietro al bancone. Mi ha minacciato con un coltello, ha rubato due cellulari e preso i soldi che erano in cassa. Sono scappato e mi sono chiuso in bagno per chiamare la polizia. E così lui è fuggito». Rari Rakib gestisce un negozio di elettronica in via Giolitti, al civico 209. E oltre alla rapina ha subito due furti: «Sono entrati dalla finestra e hanno portato via tutti i telefoni». Succede spesso dice. «Per questo cerchiamo di difenderci come possiamo». Lui ha installato le telecamere di sicurezza e non ha mai dismesso i divisori in plexiglas che aveva comprato durante la pandemia per far sì che sia più difficile avvicinarsi alla cassa. Ma c'è chi usa altri metodi per tenere lontani i malviventi. In via Giolitti e in tutte le altre strade che circondano la stazione Termini.
LE SERRANDE
All'imbrunire le serrande di molti esercizi commerciali si abbassano. Negozianti costretti a chiudere prima del previsto. A rinunciare a guadagni maggiori pur di salvare loro e l'attività.Vittime delle "bande" che non solo scippano turisti, passanti e pendolari, ma aggrediscono anche chi lavora zona, nella speranza di incrementare il giro d'affari illecito. Entrano nei negozi con coltelli o con oggetti taglienti come le bottiglie di vetro rotte.
È la vita di molti gestori dei negozi vicini alla stazione. E Giancarlo Barletta lo sa bene. Lui in quella zona c'è nato e cresciuto. Ha un bar proprio in via Giolitti. «Io chiudo alle 17 perché con certe persone non voglio avere a che fare. È l'unico modo per tenerle lontane». Perché è proprio quando diventa buio che la situazione «diventa un delirio». «Qui di notte non ci si può stare, le bande danno fastidio a chiunque. Se la prendono anche con i barboni» aggiunge un cliente del bar.
«Con il tempo abbiamo imparato a convivere con queste situazioni. Ormai sappiamo chi sono quelli che creano problemi» prosegue il barista.
«Noi ormai conosciamo la zona e i movimenti di questi gruppi spiega Rossana, che lavora con Giancarlo solo così possiamo sopravvivere. O meglio: ci proviamo».
Nonostante tutti gli accorgimenti infatti anche solo sono stati danneggiati: «Una notte hanno distrutto la serranda e sono entrati al bar per rubare pochi spicci e le sigarette» conclude Giancarlo.
Anche in via Manin le serrande si abbassano appena diventa buio, specialmente per chi vende oggetti di valore, come Alcide che con i figli gestisce la gioielleria al civico 9. «D'inverno chiudiamo intorno alle 17 per evitare problemi. La sera è il momento peggiore, ma di giorno non è che sia meglio. Ogni tanto qualcuno prova a fare il furbo pagando con carte di credito rubate o a rubare gli orologi dalle vetrine. Se non stai sempre attento mentre sei al lavoro ti portano via tutto». Nessuno però l'ha mai minacciato. «Con noi commercianti - dice - evitano di essere violenti perché sanno che li conosciamo. Del resto sono sempre qui vicino al negozio. Sempre gli stessi: ragazzi egiziani poco più che maggiorenni». Spesso infastidiscono anche con violenze verbali. Ed è per questo che Alcide non lascia mai da sola la figlia che lavora con lui.