Autista Atac molesta una passeggera. «L'ha chiusa nel gabbiotto, baciata e commesso atti osceni davanti a lei». Condannato

Un anno e 8 mesi di reclusione, l'accusa è violenza sessuale aggravata. All'epoca dei fatti lui aveva 50 anni, mentre la vittima solamente 19

Conducente Atac molesta una passeggera. «L'ha chiusa nel gabbiotto, baciata e commesso atti osceni davanti a lei». Condannato
di Michela Allegri
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Martedì 31 Ottobre 2023, 06:35 - Ultimo aggiornamento: 1 Novembre, 08:10

Ha aspettato che sull'autobus non ci fosse nessuno e, mentre il mezzo era fermo al capolinea, ha invitato una ragazza a salire a bordo. Poi, ha cercato di approfittare di lei, rinchiudendola nel gabbiotto dell'autista, abbassandole la mascherina che indossava e baciandola sulla guancia, addirittura toccandosi le parti intime. Per questo motivo un conducente Atac ieri è stato condannato a un anno e 8 mesi di reclusione su richiesta del pubblico ministero Carlo Villani. L'accusa è violenza sessuale aggravata. All'epoca dei fatti lui aveva 50 anni, mentre la vittima solamente 19.

I FATTI

I fatti risalgono al 22 gennaio del 2021. L'uomo era al capolinea in attesa che arrivasse il momento di mettersi al volante, quando ha visto la vittima. A quel punto ha aperto le porte dell'autobus e l'ha invitata a salire a bordo, proponendole di attendere la partenza al riparo dal freddo. Era sera e fuori era buio, intorno non c'erano altri passeggeri. Una volta sull'autobus, secondo la ricostruzione del magistrato, ha prima attirato la ragazza nel gabbiotto del conducente, con la scusa di volerle dire qualcosa. Poi ha iniziato a farle delle avances non contraccambiate, chiamandola «piccola» e definendola «bella e simpatica», come si legge nel capo di imputazione, formulato dal pm Antonio Verdi. Mentre le parlava avrebbe anche cominciato, secondo l'accusa, ad accarezzarle le braccia e le spalle.

Poi avrebbe chiuso la porta del gabbiotto, impedendo vittima di raggiungere i sedili dei passeggeri. A quel punto - si legge sempre negli atti della Procura - l'imputato avrebbe iniziato a toccarsi le parti intime davanti a lei.

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IL BACIO

Non è tutto: il magistrato sottolinea che «con un movimento repentino» le avrebbe abbassato la mascherina, le avrebbe afferrato la nuca e poi la avrebbe costretta «a subire un bacio sulla guancia destra». Un'attenzione a tratti morbosa che la giovane ha denunciato di non avere ricambiato e di avere addirittura respinto. Ha anche detto di avere cercato in ogni modo di ritrarsi, sottolineando che l'uomo le avrebbe impedito di allontanarsi, nonostante le sue proteste. Quando è riuscita a uscire dal gabbiotto del conducente e a raggiungere le porte, le sarebbe stato nuovamente impedito di uscire.

LA FERMATA

La vittima ha raccontato agli inquirenti di avere tentato di scendere dall'autobus, una volta raggiunta la sua fermata di destinazione. E a quel punto l'imputato, secondo l'accusa, sarebbe nuovamente tornato all'attacco, molestandola e spaventandola. La giovane ha denunciato di essersi diretta con decisione verso l'uscita, ma che l'autista avrebbe chiuso le porte della vettura in modo fulmineo, «impedendole di scendere», annota ancora il pubblico ministero nel capo di imputazione. L'uomo si sarebbe quindi diretto verso di lei, continuando imperterrito a farle complimenti e avances. Avrebbe continuato a dirle che era «bella e simpatica» e che non doveva respingerlo. Poi, il momento più spaventoso: «Dopo averle di nuovo abbassato la mascherina» - si legge negli atti dell'accusa - la avrebbe immobilizzata, bloccandole le mani. A quel punto l'avrebbe baciata «lentamente e lungamente sulla guancia destra». Un atteggiamento che ha lasciato la vittima praticamente pietrificata, convincendola a sporgere denuncia nei giorni successivi. La versione della diciannovenne è stata giudicata credibile prima dal pubblico ministero e poi anche dal giudice, che ha disposto la condanna dell'imputato, accogliendo la richiesta della Procura. Al conducente Atac viene contestata anche l'aggravante di avere commesso il fatto «approfittando di circostanze di tempo e di luogo tali da indurre la vittima in stato di minorata difesa»: l'ora serale, e quindi il buio, e l'assenza di passeggeri.

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