Alberto Tarallo, il produttore rischia il processo per la bancarotta della Ares: è accusato di aver falsificato i bilanci e usato il denaro per fini personali

Era già finito sul banco degli imputati con l'accusa di avere falsificato il testamento del compagno Teodosio Losito, morto suicida nel 2019

Alberto Tarallo, il produttore rischia il processo per la bancarossa della Ares: è accusato di aver falsificato i bilanci e usato il denaro per fini personali
di Michela Allegri
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Lunedì 11 Settembre 2023, 06:24

Per il produttore Alberto Tarallo, fondatore della Ares Film srl, sembra profilarsi all'orizzonte un nuovo processo. Prima è finito sul banco degli imputati con l'accusa di avere falsificato il testamento del compagno Teodosio Losito, morto suicida nel 2019, e adesso la Procura ha firmato una nuova richiesta a rinvio a giudizio a suo carico, per bancarotta fraudolenta. Nel mirino del pubblico ministero Carlo Villani c'è il fallimento della Ares Film, la società di produzione che ha lanciato decine di divi del piccolo schermo, da Gariel Garko a Eva Grimaldi, e che ha firmato alcune delle fiction simbolo di Mediaset negli anni Duemila.

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LE CONTESTAZIONI

Secondo la ricostruzione dei finanzieri del nucleo di polizia giudiziaria di piazzale Clodio, il produttore, in qualità di amministratore di fatto della Ares, agendo insieme a Losito, che è stato amministratore unico dal 28 febbraio 2009 fino al momento del decesso, l'8 gennaio 2019, avrebbe manipolato i bilanci della società e sottratto denaro, contribuendo in questo modo a provocare il dissesto dell'azienda. Tarallo - come si legge nel capo di imputazione - avrebbe omesso «di accertare il verificarsi della causa di scioglimento della Ares Film srl, consistita nella sopravvenuta impossibilità di conseguire l'oggetto sociale a causa delle reiterate perdite di esercizio», circostanza che ha portato al venir meno della «continuità aziendale». Il produttore, per l'accusa, avrebbe provocato «con dolo» il fallimento dell'azienda, dichiarato dal tribunale il 28 febbraio 2020. La Procura contesta anche l'aggravante di avere provocato «un danno patrimoniale di rilevante entità».

Non è tutto. Sempre nella veste di amministratore di fatto della Ares, il produttore avrebbe «distratto, occultato e comunque dissipato dal patrimonio della società 41.124 euro attraverso reiterati utilizzi delle carte di credito aziendali». Operazioni che, si legge sempre negli atti dell'inchiesta, sarebbero state effettuate «in assenza di alcuna giustificazione di natura economico-aziendale e, dunque, in violazione del principio di inerenza» e in assenza «di alcuna utilità corrispettiva per la società fallita». Nei bilanci relativi agli anni 2017-2019, avrebbe inoltre omesso di comunicare dati rilevanti sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria dell'azienda, contribuendo «a cagionarne il dissesto».

LO SPETTACOLO

Nel luglio del 2018, per esempio, dopo avere versato 350mila euro, iscrivendo la somma in bilancio come «aumento di capitale sociale», avrebbe modificato la scrittura contabile in «conto futuro aumento di capitale» e poi in «debito verso Tarallo» per un finanziamento che riguardava l'archivio fotografico e i diritti per l'opera "Memorie di Adriano". In questo caso, sostiene il pm negli atti, il produttore avrebbe agito per favorire se stesso in danno dei creditori, stipulando un «accordo di finanziamento con pegno retrodatato» sui diritti e sull'archivio fotografico dell'opera. Il tutto «in assenza di qualsivoglia perizia di stima».
Nell'inchiesta erano indagati anche il responsabile dell'area Npl della Banca Centro Lazio Credito Cooperativo, insieme all'addetto dell'Ufficio legale e ad un terzo dipendente, ma le loro posizioni sono state archiviate. Erano accusati di avere agito in danno dei creditori e allo scopo di favorire l'istituto bancario e il produttore.

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