Paolo Borsellino, il ricordo di Pietro Grasso: «Continuare a cercare tutta la verità su quella stagione di sangue e raccontare la storia alle nuove generazioni»

Domani, in occasione dell'anniversario della nascita del magistrato ucciso dalla mafia, l'ex procuratore antimafia incontrerà i ragazzi di un liceo della Capitale

Paolo Borsellino, il ricordo di Pietro Grasso: «Continuare a cercare tutta la verità su quella stagione di sangue e raccontare la storia alle nuove generazioni»
di Alessia Perreca
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Giovedì 18 Gennaio 2024, 18:37 - Ultimo aggiornamento: 19 Gennaio, 11:55

Quando gli venne proposto di diventare giudice a latere del Maxi processo contro Cosa Nostra si prese del tempo per discuterne in famiglia: una scelta che cambiò radicalmente l’esistenza di Pietro Grasso e dei suoi familiari. I numerosi imputati, le minacce e la vita totalmente blindata. Quell’evento giudiziario aprì nuovi scenari e nuova fase della lotta alla criminalità organizzata in Sicilia, ma fu l’occasione in cui l’ex procuratore antimafia intensificò la sua amicizia e collaborazione lavorativa con i due magistrati siciliani, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. In occasione dell’anniversario della nascita di Paolo Borsellino, venerdì 19 gennaio), Pietro Grasso incontrerà gli studenti del liceo Artistico "Giulio Carlo Argan" per affrontare insieme a loro il tema della legalità e raccontare il suo rapporto amichevole e professionale con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. L’appuntamento si terrà presso il Teatro Don Bosco di Roma. L’evento è organizzato dalla Demea Eventi Culturali. Per prepararsi all’incontro, gli alunni del liceo sono ricorsi a due libri scritti dall’ex pm: “Paolo Borsellino parla ai ragazzi”( edito da Feltrinelli, 2020) e “Il mio amico Giovanni ( edito ancora una volta da Feltrinelli, 2022). In entrambi i testi si narrano ai ragazzi i rapporti con i due magistrati, la loro amicizia, il loro costante impegno e il sacrificio per la legalità.

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«Inserita nell’ambito delle attività di ampliamento dell’offerta formativa della scuola, quest’anno la manifestazione è stata intitolata: «Donne e uomini dello Stato per i 75 anni della nostra Costituzione: incontro con Pietro Grasso», ha affermato il Dirigente Scolastico Nicola Armignacca. «Le alunne e gli alunni coinvolti hanno avviato una riflessione profonda sui valori istituzionali della legalità, del diritto e del contrasto alle mafie, accanto alla promozione della lettura e della fruizione del libro come esperienza laboratoriale. Il progetto  - ha proseguito - ha costituito l’occasione formativa per ideare e realizzare opere artistiche sul tema, individuali e collettive, anche attraverso i nuovi linguaggi digitali». «Sono sempre andato con piacere nelle scuole per parlare alle studentesse e agli studenti di una stagione importante nella storia del nostro Paese e di donne e uomini che per questo impegno sono stati uccisi dalla mafia», le parole di Pietro Grasso Presidente della Fondazione Scintille di futuro. «La curiosità, la voglia di sapere, le domande che mi pongono, grazie al lavoro e alla dedizione dei docenti che li accompagnano in questi percorsi di lettura e approfondimento, sono sempre una grande fonte di ottimismo e di speranza per me», ha detto Grasso.

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Uno striscione recitava: «Non li avete uccisi, le loro idee cammineranno sulle nostre gambe». Qual è l’eredità che ci hanno lasciato Giovanni Falcone e Paolo Borsellino?

«Un patrimonio di valori, senso del dovere, capacità di impegnarsi per raggiungere i propri obiettivi, la capacità di mettere il bene comune prima del proprio interesse, e un esempio a cui tutti possiamo guardare: la capacità di fare cose eccezionali rimanendo uomini e donne senza super poteri ma con fermezza di principi e forza di volontà».

Trentadue anni senza Paolo Borsellino, cosa ancora è necessario fare per evitare che il manto dell’oblio arrivi a offuscare il sacrificio del magistrato?

«Due cose su tutte: continuare a cercare tutta la verità su quella stagione di sangue, e continuare a parlare di loro, raccontare la loro storia, affinché le nuove generazioni possano conoscere e ricordare le loro storie e che dietro quei nomi c’erano uomini e donne che sono stati strappati ai loro affetti e al Paese».

In quei terribili 57 giorni che separarono la morte di Giovanni Falcone all’attentato di Paolo Borsellino, c’è un ricordo di Paolo Borsellino che custodisce nel suo cuore?

«Ricordo che lo incontrai a Roma, al ministero della Giustizia, una decina di giorni prima della strage.

In molti gli consigliavano di fuggire da Palermo, ma lui si sfogò dicendomi: «Non è amico chi mi dà questi consigli. Gli amici sinceri sono quelli che condividono le mie scelte, i miei stessi ideali, i valori in cui credo. Come potrei fuggire, deludere le speranze dei cittadini onesti?». Questo era Paolo Borsellino.

Che speranza nutre nei giovani di oggi nei confronti della lotta contro la mafia?

«Le rigiro le parole: l’unica speranza vera che la lotta alla mafia possa concludersi con una vittoria definitiva risiede proprio nei giovani, in queste ragazze e ragazzi appassionati che ad ogni incontro mi tempestano di domande, curiosità a volte anche impertinenti sui piccoli aspetti quotidiani dei momenti vissuti con loro, e riflessioni di grande intelligenza».

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