Sicurezza, il ghetto chiude alle auto e diventa pedonale

Sicurezza, il ghetto chiude alle auto e diventa pedonale
di Alessia Marani
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Lunedì 12 Gennaio 2015, 06:03 - Ultimo aggiornamento: 09:52
Il ghetto super-sorvegliato. Da ieri le misure di sicurezza dopo gli attentati parigini sono state rafforzate. Come? La Questura ha disposto “d'impero” ciò che la comunità ebraica e il Comune stavano discutendo da tempo: ovvero la pedonalizzazione di vie e piazze che si dipanano dal lungotevere dei Cenci, piazza delle Cinque Scole e il Portico d'Ottavia. Sono comparse le pattuglie dei vigili urbani (anche se tra i caschi bianchi serpeggia il malumore: «Ora facciamo pure l'anti-terrorismo come ordine pubblico», tuona il Sulpl) che bloccano all'ingresso di via del Tempio e di via Catalana, auto e motorini. Chiedono di mostrare i documenti di residenza o di dimostrare di lavorare nell'area per potere entrare. Il questore, in pratica, ha disposto che le due strade siano chiuse per motivi di sicurezza e il Comune, che ne è proprietario, ha mandato i vigili a impedirne l'accesso. Ieri i cartelli di rimozione delle auto in sosta ancora non c'erano, ma i residenti cominciavano a toglierle, da oggi ci saranno. «Stiamo aspettando anche noi comunicazioni più dettagliate dalla Questura - spiega Fabio Perugia, portavoce della comunità - non si sa fino a quando saranno in vigore le nuove disposizioni».



I RESIDENTI

Adriana, prepara krapfen nel suo negozio di dolci kosher, e racconta: «Sono venuti i vigili poco fa, ci hanno detto che da domani (oggi, ndr) ci vorrà un permesso speciale per entrare con le auto e i furgoni, su cui dovrà esserci anche la nostra fotografia. Certo siamo un po' preoccupati, soprattutto per i bambini. Qui c'è la scuola. Ma dobbiamo essere più forti della paura». Giacomo Moscati, oncologo, stringe tra le mani il libro “La ragazza che sognava il cioccolato”, storia di una 14enne deportata ad Auschwitz. «Ne abbiamo visto tante che ormai non ci spaventa più niente - dice - qui a Roma ci sentiamo protetti. Lo Stato non ci ha abbandonato. Ma amareggia non vedere tanti “Je suis juif” come per “Je suis Charlie Hebdo”». Ieri al ghetto c'è stato un matrimonio speciale, una festa a sorpresa. «Un evento in Sinagoga con un banchetto per mille persone - dicono gli ebrei di Roma - che non abbiamo voluto annullare: una risposta a chi, invece, vuole instaurare il terrore».