Sgomberi, Raggi da Minniti «Nel piano caserme e forti»

Sgomberi, Raggi da Minniti «Nel piano caserme e forti»
di Simone Canettieri e Adelaide Pierucci​
3 Minuti di Lettura
Venerdì 1 Settembre 2017, 07:42 - Ultimo aggiornamento: 14:27

ROMA L'obiettivo di Virginia Raggi è duplice: questa mattina cercherà una sponda con il ministro dell'Interno Marco Minniti contro le occupazioni e per una gestione comune degli sgomberi. Allo stesso tempo, la grillina, a nome del M5S, punta a disarticolare quel pezzo di centrosinistra che da sempre a Roma legittima i movimenti per la casa. La linea dei pentastellati è opposta: «Basta illegalità, la casa deve andare solo a chi ne ha diritto». Un vertice complicato, quello di questa mattina: arriva a otto giorni dallo sgombero di piazza Indipendenza, con una parte di migranti che ancora dorme per strada. Raggi chiederà a Minniti l'uso dei Forti militari e delle ex caserme per fronteggiare l'emergenza casa, ma solo per chi ne ha i requisiti. A monte sul tavolo ci sarà anche una riduzione delle quote di migranti che spettano alla Capitale («Sono troppi visto che dobbiamo anche fronteggiare i numeri fantasma dei clandestini»).

LA LINEA Anche se la linea della sindaca, e dunque del M5S, ormai è tracciata in Campidoglio provano a tenere conto anche della complessità dell'argomento. Ecco perché ieri pomeriggio è stata ricevuta Stéphane Jaquemet, Delegato dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati per il Sud Europa. Un messaggio comunque che vada in una direzione di ascolto. Intanto comincerà a breve il processo per l'occupazione del palazzo di via Curtatone, il cui sgombero ha scatenato scene di guerriglia urbana a due passi dal Csm. E' Luca Fagiano, leader del Coordinamento lotta per la casa, l'unico imputato.

Fagiano, «in concorso con altre trecento persone rimaste sconosciute», il 12 ottobre del 2013, avrebbe invaso l'edificio rimasto poi occupato per quattro anni da circa cinquecento persone, per la maggior parte migranti, clandestini e rifugiati politici eritrei ed etiopi. La citazione diretta a giudizio, con l'accusa di invasione e occupazione di edifici formulata dal pm Eugenio Albamonte, è stata notificata nei giorni scorsi. Fagiano, da mesi sottoposto alla sorveglianza speciale, secondo una annotazione della polizia giudiziaria, sarebbe stato riconosciuto da uno dei due vigilantes, cacciati con la forza dall'edificio al momento dell'invasione. Da simili accuse è già stato assolto 37 volte, commenta il suo avvocato Simonetta Crisci.

E verso il processo va anche un altro leader del Coordinamento, Paolo Di Vetta, insieme ad altri cinque attivisti, è accusato dell'invasione, nel 2014, a pochi giorni dall'inaugurazione, dell'Aniene Palace Hotel, un tre stelle al civico 1064 di via Tiburtina. Una struttura con 72 stanze il cui sgombero è tuttora bloccato per ragioni di ordine pubblico, nonostante ad aprile sia stato firmato il sequestro preventivo dal gip Maria Paola Tomaselli, su richiesta del pm Alberto Galanti. Per l'occupazione dell'hotel, il pm Luca Tescaroli ha chiesto la citazione a giudizio per danneggiamento, occupazione e furto di energia elettrica e di acqua. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA