Roma, morta al Forlanini: «Sarah non si è suicidata: l'ha uccisa una dose fatale»

Roma, morta al Forlanini: «Sarah non si è suicidata: l'ha uccisa una dose fatale»
di Michela Allegri
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Mercoledì 15 Giugno 2016, 09:17 - Ultimo aggiornamento: 16 Giugno, 09:55

Conosceva il suo assassino, quello che le ha venduto una dose fatale, accettando il rischio che il suo fisico da sedicenne appena ripulito dalla droga, non reggesse. Sarah Bosco, l'adolescente morta a Roma per overdose l'8 giugno in uno dei padiglioni dismessi dell'ospedale Forlanini, all'Ostiense, non si è suicidata, come inizialmente ipotizzato dalla Procura. E' stata uccisa da un giovane pusher che gli investigatori stanno ancora cercando. Il pm Antonino Di Maio, titolare del fascicolo, lo ha iscritto sul registro degli indagati per omicidio volontario con dolo eventuale e spaccio. Tra le pieghe di una storia di degrado e abbandono, ci sono altri dettagli che emergono e sconcertano. Il sospetto degli inquirenti è che la ragazzina, fuggita pochi giorni prima insieme a un'amica da una comunità di recupero a Perugia, avesse accettato di prostituirsi per comprarsi l'ultima dose.

LE INCONGRUENZE
A trovarla, la madre Katia, residente a Santa Severa con il figlio e il marito. Anche lei tossicodipendente. Anche lei frequentatrice di quel tunnel in disuso che un tempo era un nosocomio. Anche lei, forse, consapevole che nel sottomondo all'Ostiense, a 16 anni e senza soldi, per ottenere stupefacenti fosse lecito vendersi. La donna, quarantunenne, è stata ascoltata per cinque ore dagli agenti del commissariato Monteverde e della Squadra mobile, come persona informata sui fatti. Ha raccontato di aver soccorso la figlia per prima, dopo averla cercata per quattro giorni. Ha detto che Sarah non respirava, che era svestita. Per il momento non è indagata, ma la sua posizione resta al vaglio della Procura. Il pm intende sentirla di nuovo, perché la sua versione presenterebbe molte incongruenze. E' stata lei a fare il nome del pusher. Un ragazzo di nazionalità afgana, attualmente ricercato. E' scappato quando si è accorto che Sarah aveva smesso di respirare. L'ha lasciata senza vita su una barella arrugginita. I vestiti per terra. Addosso, solo abbigliamento intimo. Per gli inquirenti, lo spacciatore era consapevole del fatto che la sedicenne sarebbe potuta morire. Sapeva che Sarah stava cercando di disintossicarsi dall'eroina e da tempo non assumeva droghe.
 
LE FUGHE
Del resto, in un anno, prima del ricovero, la ragazzina era scappata di casa almeno sei volte. Spariva per giorni, poi tornava dalla famiglia. A metà gennaio era scomparsa per due settimane. Era a Roma, l'avevano trovata i Carabinieri, che avevano chiesto e ottenuto dal Tribunale dei minori l'affidamento a una casa famiglia. Sarah era stata mandata prima in provincia di Frosinone e poi vicino a Perugia, a Ospedalicchio, in una comunità di recupero. Il 5 giugno era fuggita di nuovo, insieme a un'amica che gli assistenti sociali sono riusciti a rintracciare. Aveva avvisato la madre, che aveva deciso di cercarla da sola. L'ha trovata due settimane fa nei padiglioni dell'ex ospedale. Aveva appena assunto l'ultima dose di stupefacente. Nei prossimi giorni arriveranno gli esiti degli esami tossicologici, che chiariranno quale sostanza abbia ucciso Sarah. Secondo i primi risultati dell'autopsia, la ragazza non era affetta da alcun tipo di patologia. Nel frattempo, ieri la polizia ha sgomberato i padiglioni abbandonati. All'interno dell'edificio sono state trovate 24 persone che sono state denunciate per occupazione abusiva. Sei sono italiane, tra loro c'è una donna incinta. Un ragazzo marocchino è stato arrestato per possesso droga e per evasione dagli arresti domiciliari.

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