Su richiesta della Procura, in seguito agli accertamenti svolti dal Nucleo di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza, il tribunale ha anche ordinato la confisca per equivalente dei beni di Febbraretti, per un totale di 9 milioni. Le accuse contestate, come si legge nel capo d'imputazione, evasione fiscale e falsa fatturazione nella gestione di 8 società del gruppo.
L'INCHIESTA
E' scattata all'inizio del 2013 da una segnalazione dell'ufficio antifrode dell'Agenzia delle Entrate, che riferiva anomalie nei bilanci delle aziende riconducibili a Febbraretti. Dalle verifiche sul biennio d'imposta 2009-2010 era emerso che nella dichiarazione Iva della "Gruppo Edom spa", erano indicati acquisti per importi superiori rispetto ai costi in bilancio. La holding emetteva fatture false alle società controllate, per poi correggerle attraverso note di credito altrettanto fasulle. Come si legge nel capo d'imputazione, il Gruppo Edom «al fine di consentire a terzi l'evasione delle imposte sui redditi o sul valore aggiunto, ha emesso fatture per operazioni oggettivamente inesistenti per complessivi 10 milioni e 93 mila euro, oltre Iva pari a 2 milioni e 18 mila euro, e note di credito afferenti operazioni inesistenti per complessivi 24 milioni e 824 mila euro», in relazione al periodo d'imposta dell'anno 2009.
I CONTI
Nel 2010 l'imputato avrebbe stilato fatture per 36 milioni e 508 mila euro, con Iva pari a 7 milioni e 301 mila euro, e compilato note di credito irregolari per 37 milioni e 586 mila euro. Nel settembre 2010, per esempio, Febbraretti avrebbe registrato fatture taroccate per 3 milioni e 73 mila euro. Con tale sistema avrebbe evaso circa 628 mila e 320 euro. Nello stesso anno avrebbe anche evitato di pagare 1 milione e 270 mila euro, contabilizzando lavori mai realizzati per più di 6 milioni. L'imprenditore avrebbe anche gonfiato una sfilza di pagamenti e indicato nella dichiarazione dei redditi elementi passivi fittizi.