La Capitale e le buche/ Spostare i sampietrini può far bene alla città

di Claudio Strinati
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Venerdì 29 Giugno 2018, 00:05
L’intento della sindaca di Roma, Virginia Raggi, è encomiabile. Un esempio corretto di contemperamento tra il necessario rispetto delle tradizioni di una città come Roma e il pari rispetto per la qualità della vita di chi vive quotidianamente la città. In realtà si tratta della stessa cosa. Diffidate di chi ci fa pensare che la tutela dei beni culturali provochi inevitabilmente disagi alla cittadinanza.

Se questo accade vuol dire che uno dei due punti della questione non funziona come dovrebbe, quando la tutela viene amministrata in maniera inconsapevole delle concrete esigenze della cultura, o quando per garantire una vita più efficiente e serena si ritenga indispensabile sacrificare o stravolgere il patrimonio artistico.

Ognuno di noi può estrarre dalla sua memoria fatti, eventi, situazioni in cui questo tipo di problema è emerso e ogni volta c’erano amministratori che agivano senza porsi come primario il problema dell’agio e del disagio della nostra vita reale.

La sindaca, con questa proposta sui sampietrini, ha pensato bene di dare un esempio e, in effetti, la loro vicenda contiene in sé la giustificazione della serietà dell’impegno che ora l’Amministrazione comunale vuole onorare. 
I sampietrini sono belli e costituiscono una faccia identitaria di questa città ma sono entrati stabilmente nella storia di Roma in un’epoca, tra diciottesimo e diciannovesimo secolo, in cui l’ evoluzione dei mezzi di trasporto già si stava avviando verso una evoluzione vertiginosa. È infatti nell’Ottocento che quel tipo di pavimentazione prende piede definitivamente fino a diventare dominante. 

Ora è naturale che chi passa in autobus, in motorino o come vuole per via Nazionale o via Quattro Novembre corre adesso rischi micidiali ed è chiaro che non è possibile riparare la superficie stradale ogni sei mesi. I pericoli attuali sono spaventosi e a quanto pare, ben poco si può fare per ridurli, se non mettendo l’asfalto, anche se la questione dei pullman turistici non è stata mai esaurientemente affrontata e va ricordato come il sacrosanto spostamento dei sampietrini dovrebbe andare di pari passo a rigide disposizioni sul passaggio dei pullman in zone tipo piazza Venezia, via del Corso, via del Tritone e così via.

Questi mastodonti aumentano l’aggressività del traffico veicolare e l’inquinamento spaventoso di molte aree della città, risultando un vero e proprio insulto a un ordinato e sereno vivere civile. I turisti circolassero nel centro storico di Roma a piedi o utilizzassero i mezzi pubblici tra cui annovererei i taxi che mi sembrano un po’ sottovalutati dall’Amministrazione. Ma qui, naturalmente, si annida il veleno dell’argomento. I mezzi pubblici nella zona centrale vanno male, soprattutto per gli orari. Una specie di tacito accordo fa sì che in alcune ore cruciali, ad esempio tra le 13 e le 16, gli autobus, tranne forse il 51, praticamente non passano e se passano sono strapieni e bisogna aspettare ore per poter prendere un mezzo. Ve lo dico per esperienza personale e biasimo questa situazione, ben consapevole come nelle aree periferiche le cose vadano molto peggio.

Benefica, insomma, l’iniziativa di trasferire i sampietrini. Ma non dimentichiamoci che tutte le iniziative di trasferimenti in massa di persone e di cose possono provocare contraccolpi amari nella vita della società. Certo non è mica come il Duce che prese gli abitanti del quartiere Alessandrino raso al suolo per dare adeguato spazio alla gloria imperiale e li spedì in Borgata! I nostri cari sampietrini saranno spostati in aree di alta dignità storica e arricchiranno con la loro presenza zone già dotate di dignità e bellezza. Ma attenzione: la dignità dovrebbero e potrebbero averla tutte le zone di Roma e invece una politica sciagurata, che non è certo responsabilità dei Cinque Stelle, ha fatto sì che oggi Roma vive questa desolante dimensione: zone condannate alla assenza di dignità e benessere e zone magari indecorose lo stesso (nettezza urbana docet) ma gravate di un carisma eccelso.

«Domenica andiamo a Roma», dicevano al tempo mio i ragazzi di Torre Maura o di Giardinetti. E all’origine una certa idea di deportazione c’era e tale è rimasta. I sampietrini invece non saranno deportati. Saranno trasferiti in spirito di amore verso la città e di rispetto di noi stessi, amministratori e cittadini in reale sintonia. Continuiamo così, cara sindaca.
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