Roma, l'aggressore del prete sfregiato a Santa Maria Maggiore: «Ifrati mi hanno rovinato»

Roma, l'aggressore del prete sfregiato a Santa Maria Maggiore: «Ifrati mi hanno rovinato»
di Adelaide Pierucci
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Martedì 10 Gennaio 2017, 08:48 - Ultimo aggiornamento: 19:35

Per ora è stato disposto il trasferimento in carcere. Ma i giudici hanno deciso di valutare le capacità mentali di Renzo Cerro, il quarantenne che sabato è entrato nella sagrestia di Santa Maria Maggiore e ha sfregiato al viso con un coccio di bottiglia padre Angelo Gaeta, lo storico sacrestano della basilica. L'arresto è stato convalidato ieri mattina con l'accusa di lesioni gravissime. «Da sempre i preti mi perseguitano. Eppure non mi sono mai vendicato - ha farfugliato Cerro in aula - Solo quello scatto ho fatto, così la smettono. Ad altri non ho mai fatto male. Ho colpito solo il prete, solo un prete, non altri». La II sezione del tribunale penale, su sollecitazione della difesa, ha disposto che l'imputato venga sottoposto a una perizia psichiatrica. Il perito sarà nominato durante un'udienza fissata per venerdì. Dopodiché la corte valuterà la capacità processuale dell'uomo, che nel caso dovesse risultare incapace di intendere e di volere potrebbe essere sottoposto a misure alternative al carcere.

I PRECEDENTI
Renzo Cerro, un quarantaduenne originario di Roccasecca, ex tossicodipendente, finito clochard (anche se all'apparenza ben vestito) nelle strade di Roma, era entrato all'interno della sacrestia per ferire con la bottiglia padre Angelo sabato pomeriggio, dopo aver fatto un altro blitz il giorno prima in cui aveva insultato il religioso: «Voi preti non solo non mi aiutate, ma mi avete proprio rovinato». Sembrava in preda a un raptus. Così i frati francescani dell'Immacolata di Santa Maria Maggiore che hanno soccorso il sacerdote hanno allertato i carabinieri in servizio anti-terrorismo che lo hanno subito arrestato mentre cercava di fuggire scappando per la navata centrale. Nell'aggressione era rimasto ferito anche padre Adolfo Ralf, superiore dello stesso ordine, intervenuto per cercare di fermare la furia del quarantenne. Fortunatamente per lui solo contusioni e una ferita lieve, mentre padre Angelo è potuto tornare negli alloggi religiosi solo l'indomani, dopo una notte di ricovero all'Umberto I, e con una ferita dallo zigomo al mento che gli ha sfigurato il viso. «Non avevo mai visto prima quel giovane - ha detto il sacerdote - Anche il giorno prima aveva provato ad aggredirmi urlando: Voi frati mi avete rovinato».

I carabinieri della compagnia di piazza Dante, diretti dal maggiore Lorenzo Iacobone, subito dopo l'arresto dell'aggressore, avevano provato a raccogliere gli sfoghi di Renzo Cerro per capire i motivi del gesto, senza però arrivare a una soluzione. «Non ce la facevo più - si era limitato a ripetere il fermato - Ho dovuto farlo». Esclusa subito la pista dell'attacco terroristico, e poi quella della setta religiosa, resta l'ipotesi che si sia trattato solo di un gesto di un uomo con un disagio mentale, e con un passato da tossicodipendente. All'inizio era emersa anche un'altra ipotesi, inquietante. Non si escludeva che l'aggressore potesse aver agito per uccidere il frate affinché la basilica venisse sconsacrata. L'uomo si era allontanato da qualche mese da una comunità di recupero e dormiva negli androni dei palazzi e delle banche, tra il Vaticano e Santa Maria Maggiore.