Roma, abortisce nel bagno perché i ginecologi sono obiettori. L'Asl: falso

Roma, abortisce nel bagno perché i ginecologi sono obiettori. L'Asl: falso
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Martedì 11 Marzo 2014, 14:24 - Ultimo aggiornamento: 12 Marzo, 10:07
Costretta ad abortire da sola in un bagno all'ospedale Sandro Pertini di Roma perch tutti i ginecologi presenti erano obiettori. Protagonista dell'incredibile storia è Valentina, una giovane ragazza romana. Ma l'ospedale smentisce: la coppia è stata «seguita da due medici non obiettori», e l'espulsione del feto sarebbe avvenuta «nella stanza di degenza», rende noto la Asl Roma B.



Si muove la Lorenzin. Il ministero della salute rende noto di «aver chiesto alla Regione Lazio degli approfondimenti sulla vicenda». In particolare, si legge in una nota, «è stato chiesto alla Regione se abbia intrapreso azioni volte ad accertare che nelle strutture sanitarie preposte sia assicurato l'espletamento delle procedure previste dalla legge 194 del 1978 sulle interruzioni volontarie di gravidanza e con quali modalità la Regione controlla e garantisce l'espletamento di tali procedure nelle strutture sanitarie».



La versione della coppia. La vicenda di Valentina e Fabrizio, il suo compagno, è stata denunciata dall'Associazione Coscioni durante una conferenza stampa. La coppia romana ha scoperto nel 2010 che la bimba che attendeva era affetta da una grave malattia genetica, di cui la madre era portatrice, per cui non c'è una prognosi di sopravvivenza, e ha deciso quindi di interrompere la gravidanza al quinto mese. «Riesco, dopo vari tentativi, ad avere da una ginecologa dell'ospedale Sandro Pertini un foglio di ricovero, perché soltanto lei non era obiettore - ha raccontato la donna -. Entro in ospedale e inizio la terapia per indurre il parto. Dopo 15 ore di dolori lancinanti, vomito e svenimenti partorisco dentro il bagno dell'ospedale con il solo aiuto di mio marito. Nessuno ci ha assistito nemmeno dopo aver chiesto aiuto più volte. Anzi a un certo punto sono entrati gli obiettori con il Vangelo in mano a dirci che commettevamo un crimine. Non li abbiamo denunciati soltanto perché eravamo sconvolti da quello che avevamo vissuto».



L'appello di Equality. «È necessario - ha chiesto Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia - che al più presto, oltre alle azioni legali promosse dalla persona coinvolta, le autorità sanitarie e anche il ministero aprano inchieste dettagliate per verificare se vi siano stati comportamenti contrari alla deontologia professionale, e nel caso assumere i provvedimenti disciplinari previsti dalla normativa vigente. Rimane che le donne sono spesso vittime di legislazioni ideologiche o di articolati non applicati, trovandosi così discriminate e colpite nella propria dignità
».



Italia nel mirino dell'Europa. Il problema degli obiettori è stato sollevato pochi giorni fa anche dal Consiglio d'Europa, che ha condannato l'Italia. «È inutile che il ministero neghi il problema, che invece esiste - ha affermato Filomena Gallo, segretario dell'associazione, che ha assistito la coppia - la legge 194 prevede che le strutture debbano garantire il servizio di interruzione di gravidanza, e non lo fanno. Le responsabili sono le Regioni, che abbiamo più volte sollecitato e che però non si attivano». In questo caso, ha spiegato Gallo, la procedura, che è un aborto a tutti gli effetti, era stata iniziata dal medico non obiettore, ma poi al cambio del turno erano arrivati medici obiettori. «Ma la legge prevede - sottolinea - che il medico possa rifiutarsi di iniziare la procedura, ma non di portarla a termine».