LA TRATTA
Per la procura, invece, quella compravendita di mogli provenienti dall'Est era una vera e propria una tratta. Le donne venivano selezionate in Romania da Eduard Ioan Tudor, classe 1956. Vivevano in condizioni precarie, non sapevano come mantenere le famiglie. Lui le ingannava, promettendo loro un lavoro onesto in Italia. In realtà, una volta arrivati a Roma, dopo un viaggio in auto lunghissimo e dopo aver stordito le donne con droghe e sonniferi, Tudor le consegnava agli acquirenti: alcuni rom di via Salone che le compravano come mogli e, per l'accusa, le trattavano poi come schiave. Nell'insediamento, all'estrema periferia Est della Capitale, le attendevano i futuri mariti, di età compresa tra i 18 e i 27 anni: Ibrahim Seferovic, Denis e Steve Halilovic, tutti e tre condannati.
LA COMPRAVENDITA
Per la pm Cristiana Macchiusi, titolare del fascicolo, hanno pagato le spose tra i tremila e i quattromila euro. La cifra più alta sarebbe stata corrisposta per una minorenne. Condannato anche Halilovic padre, Alessandro, accusato di aver vessato le giovani nuore, obbligate a non allontanarsi dal campo, a concedersi ai compagni, a tirare a lucido ogni giorno le roulotte e le baracche. In caso di ribellione, gli imputati avrebbero usato le maniere forti, picchiando e minacciando le ragazze che in Romania avevano dovuto abbandonare i loro figli, convinte di costruire in Italia un futuro migliore. Una di loro, devastata, aveva tentato il suicidio. Le vittime erano costrette a vivere in «una situazione di vulnerabilità, di inferiorità psichica, senza conoscere la lingua, né avere soldi», si legge negli atti della procura. L'inchiesta era culminata nel 2015 con l'arresto degli aguzzini, eseguito dai carabinieri e dalla polizia municipale. Lo scorso febbraio, la condanna in primo grado dopo un processo condotto con rito abbreviato di fronte al gup Fabio Mostarda. «Uno degli imputati che è attualmente ai domiciliari ha avuto recentemente il permesso di riconoscere il figlio avuto da una delle presunte vittime. Queste donne, anche dopo l'inchiesta, non sono fuggite», ha aggiunto l'avvocato Capalbo.