PATTO CON LE FAMIGLIE
Altro tema caldo quello dell'«habitat» per i «7.000 nomadi, la metà minori». Dove andranno ad abitare i nomadi dopo la chiusura dei campi? A proposito: nelle pagine si parla di «chiusura immediata» di quello di via Gordiani, del censimento, dei controlli sulla situazione patrimoniale delle famiglie che dovranno firmare un Patto con il Comune. Le «soluzioni abitative» proposte comprendono progetti di auto-recupero «aperti a rom, non rom e migranti» dopo aver effettuato un censimento degli immobili del Comune. Nell'auto-recupero solitamente il Comune provvede a reperire il finanziamento necessario al «recupero primario» dell'edificio, poi indice un bando al quale possono partecipare cooperative di autorecupero alle quali viene concesso un mutuo che gli consenta di realizzare gli appartamenti. Nel frattempo si prevede la realizzazione di «una struttura intermedia» che resti nella disponibilità della città «per finalità di accoglienza». Il primo passo è comunque individuare le famiglie che avevano già espresso il desiderio di lasciare i campi avendo le risorse economiche per farlo, quelle che avevano richiesto un alloggio o un contributo all'affitto. Nel piano si prevedono anche rientri assistiti dopo la firma di protocolli con città come Timisoara e Craiova. E in modo volontario spostamenti in altre province. Sul tema dell'educazione si parla di scuola bus e dell'importanza di far portare i ragazzi a scuola dalle famiglie, «uno dei pochi momenti di contatto tra rom e non rom». C'è poi da risolvere il nodo della residenza esaminando la proposta delle cosiddette residenze fittizie. I costi del piano sarebbero sostenuti dall'Unione Europea, anche se si sottolineano diversi punti di debolezza. Tra questi la difficoltà di reperire alloggi e di ottenere dati sugli accertamenti patrimoniali. Il 31 gennaio doveva essere definito il piano. Passo successivo la discussione in Giunta. Intanto, solo per fare un esempio, a Tor Sapienza continuano i roghi tossici.