Cosa spinge una quattordicenne a vendere il proprio corpo?
«L’adolescenza è un periodo molto delicato perché l’apprendimento passa attraverso la fase della ribellione che è un processo naturale: serve a distaccarsi dalla famiglia e trovare la propria strada. Spesso i genitori non riescono più a comunicare, non capiscono e si crea un muro. Non riescono più a entrare realmente in contatto con i figli, si spezza ogni legame emozionale. L’adolescente non in grado di considerare la propria famiglia come un modello ed è quindi spinto a cercare all’esterno dei punti di riferimento che invece non ci sono».
Importanza del ruolo della famiglia quindi ma anche della società?
«In questo momento sociale l'esterno è privo di principi morali naturali a cui rifarsi, l’adolescente si trova a imitare un mondo adulto che rinuncia al sacrificio ed è concentrato su comportamenti devastanti e devianti che pongono l’attenzione sul materialismo e non sulla persona».
E si arriva quindi a prostituirsi anche per la droga
«Una giovane che offre il proprio corpo per soldi non prova nulla, non è più in contatto emozionale con il proprio corpo. Nell’età dell’adolescenza la droga viene provata e consumata per entrare nel gruppo in una sorta di iniziazione. Alla base c’è il bisogno di essere accettati, di diventare degli eroi, anche del male».
Cosa direbbe a una baby-prostituta?
«Non si deve giudicare, ma ascoltare e indirizzare la fase della ribellione verso la consapevolezza di se stessi».
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