Parentopoli Atac, 4 manager dovranno risarcire il Comune con oltre 2 milioni

Parentopoli Atac, 4 manager dovranno risarcire il Comune con oltre 2 milioni
di Michela Allegri
3 Minuti di Lettura
Sabato 21 Novembre 2015, 15:13 - Ultimo aggiornamento: 09:18
Dopo il rinvio a giudizio, per i manager responsabili dello scandalo "parentopoli" tra le fila della municipalizzata dei trasporti, arriva la stangata della Corte dei Conti. I giudici hanno disposto un risarcimento a sei zeri nei confronti dell'Atac, e saldare il conto, per aver assunto amici e conoscenti privi dei requisiti necessari, saranno Alberto Bertucci, ex amministratore delegato di Trambus e Atac, Antonio Di Marzia, di Metro, Tullio Tulli e Luca Masciola, di Trambus. Il calcolo fatto dal collegio presieduto da Ivan De Musso è certosino. Bertucci dovrà pagare da solo 890.050 euro, mentre con Tulli dovrà dividere una sanzione da 30 mila, e con Masciola, che dovrà risarcire di tasca sua 26.500 euro, l'ex ad dovrà spartire un conto da 441.450 euro. Marzia, invece, dovrà sborsare 866.500 euro. I funzionari erano stati rinviati a giudizio per abuso d'ufficio lo scorso gennaio, insieme a Vincenzo Tosques, prosciolto dai giudici contabili. A processo, era finito anche Marco Visconti, ex assessore all'ambiente. Nei suoi confronti, la Corte dei Conti ha dichiarato difetto di giurisdizione, mentre ha assolto, al pari dei giudici penali, Riccardo Di Luzio e Mario Marinelli.



LE COMPETENZE

Secondo l'accusa, tra il 2008 e il 2010, i dirigenti avrebbero pilotato l'assunzione di soggetti che non avevano le competenze per accedere alle posizioni ottenute. Come nel caso di Giulia Pellegrino, ex cubista. «È stata assunta come Specialista Tecnico Amministrativo», si legge nella sentenza. Come sottolineano i giudici, il posto era destinato a «lavoratori con adeguate competenze tecniche o amministrative». Nel curriculum, invece, la candidata «indica un diploma di maturità classica e pregresse esperienze lavorative (cameriera, hostess in discoteca) in nessuna correlazione non il profilo richiesto». Tra i privilegiati, anche il genero di Bertucci, Patrizio Cristofori. Assunto nel 2009 come «Dirigente Area Esercizio e Produzione», è in possesso di un «titolo di studio di perito industriale, capotecnico ed elettronica, e un attestato di frequenza al corso per coordinatore della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione lavori». Secondo i giudici, nessuna delle licenze vantate giustifica l'assunzione nel quadro dirigente. In tutto, i contratti contestati dalla Procura erano 45, ma sono state scremati dai giudici di via Baiamonti, che hanno considerato solo i casi in cui «sia evidente il mancato possesso dei requisiti minimali». Le assunzioni finite sotto la lente dei magistrati sono state effettuate per chiamata diretta. Alcuni privilegiati sarebbero stati assoldati, addirittura, contro le indicazioni della società incaricata della selezione del personale. Ai manager viene imputato di aver agito in violazione delle disposizioni del Campidoglio, «con un modus operandi finalizzato a creare un sistema prono a favorire interessi personali, con notevole aggravio del bilancio dell'azienda».







Oltre ai casi già citati, i contratti contestati coinvolgono i soggetti più disparati. Un ex Nar, per esempio, era stato reclutato nel 2008 come «Operatore d'Ufficio». Il titolo più alto che vanta nel curriculum, accanto alla dicitura «nessuna esperienza lavorativa», è un diploma di licenza media «che egli afferma conseguito negli anni 1974-1975 a Roma, in scuole di cui non ricorda il nome e la via», specificano i giudici.



L'EX ASSESSORE

Il genero di un deputato Pdl, invece, era stato preso come «Specialista Tecnico Amministrativo». Curriculum: diploma alberghiero, conoscenza base di Word, esperienze quali addetto al carico scarico merci, autista, addetto alla sicurezza, cuoco e vice direttore commerciale. La Procura contabile, poi, contestava l'ingaggio di Barbara Pesimena, moglie di Visconti che, in qualità di Presidente della Commissione VII Patrimonio e Politiche Abitative del Comune, avrebbe spinto per l'assunzione. La donna, diplomata in ragioneria, era entrata in Metro e Trambus con un ruolo dirigenziale. I giudici, però, per quanto riguarda la posizione dell'ex assessore, hanno dichiarato difetto di giurisdizione, «per assenza degli elementi in base ai quali accertare il rapporto di servizio con le società coinvolte». Secondo il Collegio, «non è provata la tesi del preteso coinvolgimento dei soggetti che avrebbero artato l'assunzione».