BOTTE E MINACCE
Dalle parole pesanti si è passato all'aggressione. I due si sono scagliati con violenza contro il gestore dello stabilimento. Uno ha sferrato un pugno all'altezza dell'orecchio, rompendogli un timpano. Petrini è stato pestato a sangue: è riuscito a malapena a difendersi proteggendosi il viso con le braccia dai colpi di uno sgabello di ferro. Non contenti i due, sotto gli occhi di decine di bagnanti e dei loro stessi familiari, si sono poi introdotti nell'ufficio dell'imprenditore e lo hanno devastato. Poi, si sono dati alla fuga. L'uomo è stato accompagnato in ospedale, dove i sanitari gli hanno riscontrato oltre al timpano perforato, anche due costole incrinate e diverse contusioni alle braccia e alla testa. Restano, però, ancora dei punti oscuri da chiarire. A partire dai responsabili del gesto. Gli aggressori conoscevano il titolare dell'impianto, tanto da chiamarlo per nome prima di ridurlo a una maschera di sangue. «A Petrì, l'hai sentito il cazzotto, eh?», gli avrebbero detto al momento delle percosse. Un modus operandi in pieno stile della mala di Ostia: come se chi ha agito fosse un criminale di rango o avesse, comunque, le spalle coperte. «Sennò te mannamo gli altri», avrebbero continuato. Agli atti manca la denuncia e la richiesta di intervento delle forze dell'ordine. I carabinieri avrebbero in mano solo una segnalazione con un resoconto dei fatti.
LA TESTIMONIANZA
L'uomo si è prima trincerato dietro un secco no comment, poi ha raccontato la sua versione dei fatti. «Non ho mai ricevuto minacce e quello che è accaduto - dice Petrini - è un fatto isolato, anche perché si tratta di persone che erano venute allo stabilimento con mogli e bambini. Io ho invitato loro a entrare nella parte riservata ai giornalieri e non a quella degli abbonati, distante poche centinaia di metri da dove avevano acquistato i biglietti: è una regola interna del nostro stabilimento. Loro evidentemente non hanno gradito. La mia impressione è che a Ostia si respira un clima di rabbia sociale e di avversità nei confronti della categoria dei balneari e questo porta chiunque a sentirsi padrone di fare ciò che vuole. Noi siamo una risorsa per Ostia, ma non tutti lo capiscono». Un'aggressione che, però, potrebbe nascondere anche altri motivi. Non è la prima volta che nello stabilimento si registrano blitz di stampo criminale. Nel maggio del 2013, due sconosciuti con i passamontagna hanno scavalcato la recinzione del lungomare Lutazio Catulo per sequestrare una guardia giurata e dare fuoco a una sala dello stabilimento. «Quella vicenda era legata agli ex gestori del ristorante», ha concluso Petrini.
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