Omicidio Varani, la prof di Luca al funerale: Tradito dall'ingenuità

Omicidio Varani, la prof di Luca al funerale: Tradito dall'ingenuità
di Camilla Mozzetti
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Domenica 20 Marzo 2016, 10:12 - Ultimo aggiornamento: 21 Marzo, 14:44


È un'immagine che racconta un ragazzo al lavoro eppure sorridente, la foto di Luca Varani che gli amici hanno appeso di fronte alla chiesa di Santa Gemma Galvani, al quartiere Casalotti, dove ieri si sono celebrati i funerali. Su quel manifesto si leggono poche parole ma cariche di un preciso significato: «Giustizia per Luca, il tuo sorriso rimarrà sempre nei nostri cuori». E proprio sotto a quella foto, mentre si saluta per l'ultima volta il giovane, barbaramente ucciso la notte del 4 marzo scorso da Manuel Foffo e Marco Prato, molti amici si stringono in abbracci macchiati dalle lacrime.

 «Lavorava con me e l'ultima volta l'ho visto il giorno prima dell'omicidio», racconta un amico. «Era un bravo lavoratore, un ragazzo eccezionale - aggiunge - veniva a lavorare con il sorriso e staccava con il sorriso». «Abbiamo conosciuto soltanto i suoi lati buoni», prosegue il proprietario della carrozzeria in cui Luca lavorava. «Era bravo e intelligente - conclude - amava la sua fidanzata e le cose semplici della vita».

«TUTTE BUGIE»
Non c'è traccia nella memoria e nei cuori di chi Luca lo conosceva davvero, delle ricostruzioni fatte finora dai suoi due aguzzini, Manuel Foffo e Marco Prato. Non c'è traccia di un ragazzo che si prostituiva per ricevere in cambio qualche manciata di euro. «Luca stava con Gaia, lo sapevano tutti - prosegue un ex compagno delle superiori - e per 120 euro non sarebbe andato con nessuno, questa storia della prestazione sessuale è una grande cavolata». Ne sono certi, perché a scuola, tra compagni, non si può mentire su chi si è davvero. Forse in casa Luca riusciva a celare qualche aspetto del proprio carattere, ma non con loro, con chi, dalle elementari fino all'Itis Albert Einstein, aveva condiviso risultati e grandi sogni. «Luca veniva a scuola - ricorda un altro ex compagno - con il suo entusiasmo, era un ragazzo come noi e da grande voleva fare tutto, proprio come noi, la sua vita era scandita dagli amici, dai compagni, dalla fidanzata era un ragazzo tranquillo anche se è capitato in un ambiente sbagliato». Già, un ambiente sbagliato che Luca non ha compreso.

LA TRAPPOLA

«Conoscendolo - aggiunge Michela Fanile, professoressa dell'Einstein - penso che sia stato adescato, ha peccato di ingenuità, è andato lì, in quell'appartamento, ma non essendo consapevole di ciò che lo avrebbe aspettato né sul tipo di festino che era in corso». A scandire i funerali di Luca Varani, durante la cerimonia, è stata la compostezza di una famiglia che, seppur piegata dal dolore, ha mostrato una dignità non scontata. La stessa che proprio i genitori hanno manifestato all'obitorio del policlinico Umberto I ieri mattina quando, poco prima delle otto, sono arrivati per salutare il figlio. Lui era lì che li aspettava con indosso la sua sciarpa preferita e il cappello a lobbia dal quale non si separava mai perché lo faceva «sembrare già un uomo». «Per ora - ha detto papà Giuseppe, di fronte alla tomba appena chiusa del figlio, al cimitero Flaminio - abbiamo deciso di non parlare». Il suo sguardo invocava soltanto comprensione. Ciononostante, il dolore si è inesorabilmente mischiato alla rabbia che è esplosa, poi, mentre Luca lasciava il suo quartiere. Tra gli applausi e le lacrime, che si sono levate di fronte a Santa Gemma Galvani, su quel selciato, pieno di volti, si udiva un unico coro: «Giustizia».

LA RABBIA

E le parole più dure le hanno ripetute due cugine di papà Giuseppe. «Non c'è perdono, vogliamo la vera giustizia non possono esserci sconti di pena perché quei due devono marcire in galera, come fai a chiedere pietà quando l'hai massacrato in quel modo?». Tuttavia, proprio di pietà, invece, ha scritto il padre di Marco Prato, Ledo, che ieri dalla sua pagina Facebook ha rivolto un messaggio di vicinanza alla famiglia Varani: «Oggi chi vuole, chi può, si unisca alle nostre preghiere nel ricordo di Luca perché la misericordia di Dio non abbandoni nessuno nella disperazione, coltivi sentimenti che, senza annullare le colpe, lascino uno spiraglio alla pietà umana». Per ora non è possibile. «Anche loro - ha concluso una zia del giovane riferendosi alle famiglie Foffo e Prato - avrebbero dovuto stare in silenzio come ha fatto mio cugino, ci hanno tolto un angelo».
 

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