GLI ACCERTAMENTI
L'inchiesta, ribattezzata «Barba», dal soprannome con cui viene chiamato l'imputato, è partita nel dicembre 2015 e, grazie ad intercettazioni, pedinamenti e accertamenti patrimoniali, ha permesso alla Finanza di scoprire il ruolo di primo piano svolto da Nicoletti nel business e, soprattutto, il tentativo di aggirare le norme antimafia attraverso una rete di prestanome. Anche per una delle teste di legno, l'imprenditore romano Mario Mattei, il pm Tescaroli ha chiesto il processo immediato. Lui e Nicoletti saranno davanti al gip Flavia Costantini il 14 febbraio prossimo e potranno chiedere di essere giudicati con rito abbreviato. Per l'accusa, l'imprenditore avrebbe gestito i rapporti con i finanziatori delle speculazioni immobiliari e avrebbe agito come factotum di Nicoletti, anche se formalmente non rivestiva alcuna carica. Dalle indagini è emerso anche che Mattei era stato vittima di intimidazioni. I finanziatori di Nicoletti avevano infatti deciso di ritirare gli investimenti e pretendevano la restituzione delle somme anticipate. Peccato che i soldi fossero già stati trasferiti dal figlio dell'ex cassiere. Risultato: Mattei era stato minacciato e picchiato.
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