C'era una volta, 25 anni fa, una festa lanciata per raccogliere fondi per aiutare a vivere meglio chi sarebbe stato stroncato da quello che era un mostro ancora tutto da scoprire: l'Aids. Erano gli anni in cui molti gay vivevano il loro orientamento sessuale “in the closet”, non dichiarandosi, vergognandosi di provare amore per persone del loro stesso sesso. Quella festa c'è ancora oggi, più in salute che mai, con la stessa identica vocazione e anima politica e sociale degli esordi, nell'ex mattatoio a Testaccio.
Perché Muccassassina non è solo una notte trasgressiva, tra go-go boys che scoppiano di muscoli, drag queen favolose, ragazzi su tacchi o sneakers, coatti gay-friendly e corpi vogliosi che si intrecciano nelle dark room e si sfiorano in pista, tra musica house, pop e black. “Mucca”, come la chiamano tutti (“venerdì Mucca”, ormai, è un leitmotiv famoso come il più gastronomico “giovedì gnocchi”), è l'anima ludica del Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, con il quale condivide le battaglie sui diritti civili.
Alla serata sono anche intervenuti il sindaco, Ignazio Marino e il vice Luigi Nieri. Il primo cittadino, che si è a lungo intrattenuto con gli organizzazori del Mario Mieli, ha sottolineato «il ruolo chiave di questo luogo per Roma e per la comunità omossessuale». Parlando dal palco, il primo cittadino ha ricordato a tutti l'importanza dell'istituzione del registro delle unioni civili, invitando le coppie a iscriversi. Anche una ragazza transessuale, che si è intrattenuta con lui nel backstage: «Voglio sposarmi», gli ha detto Claudia Arcara. Insieme a Marino c'era anche Alessandra Cattoi, assessore al Patrimonio, che ha rivelato di essere stata un'assidua frequentatrice della festa: «Erano gli anni in cui si svolgeva al Palladium e c'era un bel clima. Lo stesso che ho ritrovato questa sera». E per celebrare i 25 anni, ha ballato anche lei, insieme a Imma Battaglia, consigliera di Sel e, da sempre, in prima linea per i diritti delle persone Glbt.
In migliaia, fino a notte fonda, hanno affollato le piste del party, la cui direzione artistica – che, per nove anni, è stata curata da Vladimir Luxuria, fino al 2002 - è stata affidata, per la terza volta, a Diego Longobardi. «Siamo l'unico posto in cui è possibile fondere musica, teatro, video-art – dice il 43enne – La gente viene qui non per i dj milionari, che sinceramente a noi non interessano, ma per assistere ad uno spettacolo a 360°». «La festa nasce sull'onda di un'emergenza, quella dell'Aids – ricorda il presidente del Mieli, Andrea Maccarrone – quando gli ospedali non erano preparati e quando persino l'anonimato del test hiv non era una certezza. In quegli anni, siamo stati in prima linea nell'assistere le persone malate, che spesso erano amici e attivisti». «La nostra serata – sottolinea ancora – ha mantenuto questa sua anima politica, e il Circolo e Mucca sono due realtà che respirano insieme, condividendo battaglie e impegno civile».
Cinquanta i volontari impegnati nell'organizzazione delle serate (dal guardaroba alla gestione degli ingressi), un centinaio di persone a comporre il cast artistico di questo caleidoscopio di trasgressione e rivendicazioni. E un pubblico misto, formato per metà da gay e per metà da etero. Tutti devono superare una rigorosissima selezione all'entrata, che rimbalza ogni sera moltissimi nottambuli. «Ci teniamo ad aver un certo tipo di pubblico, la gente che viene da noi sa esattamente chi e cosa troverà», dice Maccarrone, che ricorda anche come, una sera, all'ingresso sia stato respinto Renato Zero, perché ritenuto lontano dalle battaglie di quegli anni.